Archivio di ottobre 2015
Estate 2015 al M.A.C.
La Sirenide di Paolo Regio (1660) e il Quadriregio di Federico Frezzi
Recentemente incamerata dal Centro Studi Frezzi la riedizione, a cura di Anna Cerbo dell’Università di Napoli, del poema del vescovo napoletano che si rifà all’opera del letterato folignate. Anna Cerbo, docente di Letteratura Italiana all’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”, ha recentemente curato l’edizione critica della seconda redazione (datata 1606) della Sirenide di Paolo Regio, un poema spirituale in ottave,accompagnato da un lungo Commento dello stesso Autore. Paolo Regio, nobile di Napoli (vi nacque nel 1541), giurista per studi, vedovo a ventitré anni, entrò nella vita ecclesiastica fino a scalare in breve tempo diversi gradini gerarchici. Fu vescovo di Vico Equense nel 1583 (qui morì nel 1607) e durante la sua ascesa si dedicò, anche attraverso la letteratura (di lui si ricordano diverse vite di santi), alla difesa della Controriforma. Quando Regio era in vita, nella sua Campania assistette al fiorire dell’apologia di Dante. L’interesse per l’opera dantesca giunse nell’Italia meridionale un po’ in ritardo rispetto ad altre aree della Penisola, ma, quando lo fece, vi penetrò con fecondità. Da Tommaso Campanella a Giulio Cortese, furono decine gli intellettuali che studiarono e commentarono la Commedia. In questo contesto si inserisce la Sirenide. Dov’è il legame con Foligno? Cosa ha spinto la Professoressa Cerbo a cercare presso il Centro Studi Frezzi materiale di consultazione e a donare poi allo stesso centro la sua opera? La pubblicazione della docente campana (oltre mille pagine, stampate dalla Sezione Romanza del Dipartimento di Studi Letterari, Linguistici e Comparati per i tipi dell’Orientale di Napoli) getta una nuova luce sulla diffusione e sulla conoscenza del Quadriregio di Federico Frezzi nell’Italia del Seicento. Sinora, infatti, il poema dei quattro regni del nostro concittadino, dopo fasi di buona fortuna fino al Primo Cinquecento (per oltre un secolo dalla sua compilazione, dunque) si credeva dovesse essere stato quasi dimenticato per lungo tempo, salvo ricomparire in un’edizione del 1725.Nella Sirenide di Paolo Regio, che è del 1606, quindi di due secoli posteriore rispetto al Quadriregio, a parte l’uso dell’ottava tassiana al posto della terzina di Dante e Frezzi, ritroviamo la stessa allegoria frezziana: il viaggio di un uomoattraverso quattro regni, guidato da Minerva, da Elia, da Enoc e dalla Caritàverso la salvezza. In più, Regio arricchisce la sua opera di un imponente autocommento, che la riedizione curata da Anna Cerbo finalmente ripropone e allega. In esso l’autore rivela le proprie fonti di ispirazione. Eppure, nonostante le palesi allusioni, il nostro Frezzi non compare, né la sua opera. Come mai? Certamente Regio conosceva – e bene – il Quadriregio, che quindi dovette avere anche nel Seicento maggiore circolazione di quanto non si credette;trae da esso e dalla Commedia di Dante ciò che gli serve per riproporre il viaggio salvifico in ottica controriformistica. E nella stessa ottica tridentina, tace le fonti quando gli sembrano inopportune. Per noi, al di là del gusto letterario, la Sirenide di Paolo Regio è un’opera che conferma il valore di Frezzi e di cui dunque plaudiamo la riedizione e il suo inserimento nelle biblioteche e nei centri di cultura folignati.
Alessandro Pagliacci, un uomo di pace
Gli scavi archeologici e gli Amici di Sassovivo
La campagna di scavi archeologici nei pressi dell’Abbazia – condotta sotto l’alta sorveglianza della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Umbria e della Soprintendenza delle Belle Arti e del Paesaggio dell’Umbria, con la direzione scientifica della Scuola di Specializzazione in Beni Architettonici e del Paesaggio del l’Università la Sapienza di Roma – ha portato al ritrovamento di tombe della comunità monastica e di esponenti dell’aristocrazia e del clero. Grande merito va riconosciuto all’ archeologa Maria Romana Picuti che ormai da tempo si spende perché il “Medioevo” dell’Abbazia venga sempre più alla luce. Notevole è il supporto di Lia Barelli dell’Università La Sapienza di Roma la quale ha illustrato, insieme a Maria Romana Picuti, il lavoro di scavo e di recupero fin qui fatto e quanto ancora ci sia da scoprire. Notevole d’interesse è sapere che giovani studenti giungono anche da fuori Italia per partecipare al ritrovamento di tanti reperti. Agli Amici di Sassovivo è spettato il gradevole compito di illustrare la forte attenzione intorno agli scavi e all’intero complesso naturalistico, storico, monumentale.
L’avv. Vittorio Gasparrini per l’Unesco
In un contesto territoriale così fortemente connotato si è inserito in maniera strettamenhte consequenziale il club Unesco di Foligno e Valle del Clitunno che ha invitato l’avv. Vittorio Gasparrini, Consigliere Nazionale F.I.C.L.U. e Presidente del Centro Unesco di Firenze, a intrattenere gli ospiti delle tre associazioni sul tema: Origine, finalità e impegno dei monumenti testimoni di una cultura di pace.
L’importanza di proteggere i monumenti, quale che sia la loro origine e struttura, è stato l’accorato richiamo della vicesindaco Rita Barbetti affinchè la comunità internazionale si mobilti e intervenga contro i continui scempi perpretati in Siria e comunque nell’area mediorientale.
Alessandro Pagliacci un uomo per la pace
La Pro Foligno che, come ha affermato Rita Fanelli Marini in rappresentanza del Presidente, è una proloco che si rivolge ad un ambito territoriale vasto, ha partecipato ad un incontro così ricco culturalmente e socialmente, in cui la parola Pace ha fatto da linea guida, proponendo un folignate di notevole spessore al quale si addice il riconoscimento di folignate che si è particolarmnte impegnato a favore della pace.
La targa è stata attribuita a Alessandro Pagliacci che dal 2003 al 2006 si adoperò per fronteggiare la situazione postbellica esistente in Iraq. Il sistema sanitario era stato praticamente distrutto dalla guerra per cui furono individuate due fasi distinte per intervenire, dapprima in un ospedale attendato, poi in locali idonei all’interno del Medical City Hospital di Bagdad.
Il dott. Alessandro Pagliacci, Colonnello Medico in congedo del Corpo Militare della C.R.I. , fu richiamato in servizio per una prima fase di allestimento e organizzazione dell’ospedale e in seguito per porre le basi per nuovi progetti sanitari quali un centro grandi ustionati, un centro di cardiochirurgia infantile, un centro per la cura delle talassemie con possibilità di trapianto di midollo e un centro di pronto soccorso.
Grande merito va riconosciuto ad Alessandro Pagliacci per l’operazione condotta fra tante difficoltà e che ha prodotto frutti cospicui. Nel ricevere la targa ha affermato che nella vita ha cercato di mettere in pratica gli insegnamenti della madre. In Irak si rischiava la vita, ma senza correre rischi la vita non è appagante. E ha concluso: Fuori c’era la guerra , ma noi vivevamo in un’isola di pace perché eravamo lì per mettere in pratica la parola “Caritas”.
Il ricordo di Mons. Mario Sensi a Colfiorito
La Festa del Socio a Colfiorito
Un amico di sempre
Isella Remoli
Se ne è andato in punta di piedi così come ha sempre voluto vivere, improntando la sua esistenza all’insegna della mitezza, dello stile, della discrezione; consapevole più dei suoi limiti piuttosto che delle doti di cui la natura lo aveva reso ricco. Se ne va con Alberto Giampaoli un periodo fulgido, colmo di attività, dell’associazionismo folignate; fu eletto per acclamazione presidente della sede Archeoclub di Foligno nel 1991, alla morte di Maria Pia Martini con la quale aveva alacremente collaborato negli anni antecedenti, in modo molto attivo per l’allestimento della Mostra sulla Statale Flaminia e per tanto altro. Alberto durante gli oltre dieci anni della sua presidenza, senza clamore, con l’abituale temperanza ma con teutonica tenacia, creò un gruppo numeroso di adepti che all’interesse per la conoscenza univa il dovere e il piacere “dello stare insieme”. Arrivammo a essere quasi trecento soci in quel periodo, tutti impegnati a partecipare ad attività di alto spessore; conferenze, visite guidate si alternavano a corsi di particolare valenza culturale aperti alla cittadinanza; ricordo tra i tanti il corso di iconologia presieduto dal professor Franco Ivan Nucciarelli seguito da tanti soci e amici. Furono creati stretti rapporti con la Scuola con corsi destinati agli insegnanti che ottenevano con la frequenza un riconoscimento dall’allora Provveditorato agli Studi. Qualificati e qualificanti viaggi in Italia e all’Estero, ma soprattutto una vigile attenzione alla Città e al suo patrimonio artistico e culturale. Con impegno certosino Alberto propose e condusse a termine importanti restauri di opere nostre, il più oneroso sia sul piano economico che su quello esecutivo fu il restauro dell’affresco quattrocentesco “la Navicella” in Santa Maria in Campis. Furono organizzati eventi, una mostra, lotterie; furono coinvolti Enti privati e pubblici, un contributo ragguardevole venne dal Gruppo “I Micrologus” che con generosa gratuità propose un concerto di musica medievale che riempì la Chiesa di Sant’Agostino, i cui proventi furono finalizzati al restauro. Oggi in Santa Maria in Campis non è affissa neppure una piccola targa in ricordo ma la presentazione del restauro di quell’affresco della Scuola pittorica folignate del ‘400 propose un bel momento alla Città e all’Associazione. Ho ricordato solo alcuni dei tanti bei risultati ottenuti da Alberto Giampaoli in seno alla vita associativa di Foligno, ci sarebbe ancora tanto da raccontare ma quello che più conta è il forte legame di intenti e di amicizia che tra molti di noi Alberto era riuscito a stabilire. Negli ultimi tempi, con la malattia in agguato, Alberto ha continuato a lavorare, in solitudine e con l’abituale impegno; per diletto, ricostruendo la genealogia della sua famiglia, e per passione e senso del dovere, riordinando e assemblando il materiale in suo possesso dei dieci anni di presidenza all’Archeoclub . Sapeva di non avere più molto tempo, allora con la sua solita pazienza certosina ha fatto ordine ed ha consegnato i suoi documenti alla Biblioteca Jacobilli. Ho trascorso con Alberto molti pomeriggi (l’ultimo pochi giorni prima della fine), consapevole ma sereno mi parlava del tempo andato, degli amici, degli eventi che avevano segnato il “nostro stare insieme”, senza mai trasmettere angoscia, ansia; sempre con quella quiete intima che gli era congeniale. Ora invece è tanta l’angoscia, manca tanto: lo piangono gli amici, i figli e i nipoti, lo devono piangere la Città e le associazioni dove ha alacremente lavorato, lo piange Alberta con la quale aveva creato un rapporto di reciproca gratificazione, lo piango io perché Alberto era il mio terzo fratello.
EDITORIALE di Alfredo Ottaviani
Alfredo Ottaviani