Nel corso dei suoi cento anni, la Pro Foligno ha vissuto inevitabilmente eventi fortunati incrociati con momenti di difficoltà. Al di là dei singoli eventi, rimangono tuttavia le pietre miliari che la Pro Foligno ha lasciato in custodia alla città. Già nel 1906 ebbe a compiere una operazione coraggiosa con la fondazione della associazione di pubblica assistenza “Croce Bianca”. Continua...

Un amico di sempre

Isella Remoli

Se ne è andato in punta di piedi così come ha sempre voluto vivere, improntando la sua esistenza all’insegna della mitezza, dello stile, della discrezione; consapevole più dei suoi limiti piuttosto che delle doti di cui la natura lo aveva reso ricco.  Se ne va con Alberto Giampaoli un periodo fulgido, colmo di attività, dell’associazionismo folignate; fu eletto per acclamazione  presidente della sede Archeoclub di Foligno nel 1991, alla morte di Maria Pia Martini con la quale aveva alacremente collaborato negli anni antecedenti, in modo molto attivo per l’allestimento della Mostra sulla Statale Flaminia e per tanto altro. Alberto durante gli oltre dieci anni della sua presidenza, senza clamore, con l’abituale temperanza ma con teutonica tenacia, creò un gruppo numeroso di adepti che all’interesse per la conoscenza univa il dovere e il piacere “dello stare insieme”. Arrivammo a essere quasi trecento soci in quel periodo, tutti impegnati a partecipare ad   attività di alto spessore; conferenze, visite guidate si alternavano a corsi di particolare valenza culturale aperti alla cittadinanza; ricordo tra i tanti il corso di iconologia presieduto dal professor Franco Ivan Nucciarelli seguito da tanti soci e amici. Furono creati stretti rapporti con la Scuola con corsi destinati agli insegnanti che ottenevano con la frequenza un riconoscimento dall’allora Provveditorato agli Studi. Qualificati e qualificanti viaggi in Italia e all’Estero, ma soprattutto una vigile attenzione alla Città e al suo patrimonio artistico e culturale. Con impegno certosino Alberto propose e condusse a termine importanti restauri di opere nostre, il più oneroso sia sul piano economico che su quello esecutivo fu il restauro dell’affresco quattrocentesco “la Navicella” in Santa Maria in Campis. Furono organizzati eventi, una mostra, lotterie; furono coinvolti Enti privati e pubblici, un contributo ragguardevole venne dal Gruppo   “I Micrologus” che con generosa gratuità propose un concerto    di musica medievale che riempì la Chiesa di Sant’Agostino, i cui proventi furono finalizzati al restauro. Oggi in Santa Maria in Campis non è affissa neppure una piccola targa in ricordo ma la presentazione del restauro di quell’affresco della Scuola pittorica folignate del ‘400 propose un bel momento alla Città e all’Associazione. Ho ricordato solo alcuni dei tanti bei risultati ottenuti da Alberto Giampaoli in seno alla vita associativa di Foligno, ci sarebbe ancora tanto da raccontare ma quello che più conta è il forte legame di intenti e di amicizia che tra molti di noi Alberto era riuscito a stabilire. Negli ultimi tempi, con la malattia in agguato, Alberto ha continuato a lavorare, in solitudine e con l’abituale impegno;  per diletto,   ricostruendo la genealogia   della sua famiglia,  e per passione e senso del dovere,  riordinando e assemblando il materiale in suo possesso dei dieci anni di  presidenza all’Archeoclub . Sapeva di non avere più molto tempo, allora con la sua solita pazienza certosina ha fatto ordine ed ha consegnato i suoi documenti alla Biblioteca Jacobilli. Ho trascorso con Alberto molti pomeriggi (l’ultimo pochi giorni prima della fine), consapevole ma sereno mi parlava del tempo andato, degli amici, degli eventi che avevano segnato  il “nostro stare insieme”, senza mai trasmettere angoscia, ansia; sempre con quella quiete intima che gli era congeniale. Ora invece è tanta l’angoscia, manca tanto: lo piangono gli amici, i figli e i nipoti, lo devono piangere la Città e le associazioni dove ha alacremente lavorato, lo piange Alberta con la quale aveva creato un rapporto di reciproca gratificazione, lo piango io perché Alberto era il mio terzo fratello.

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