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La Sirenide di Paolo Regio (1660) e il Quadriregio di Federico Frezzi

Maurizio Coccia

Recentemente incamerata dal Centro Studi Frezzi la riedizione, a cura di Anna Cerbo dell’Università di Napoli, del poema del vescovo napoletano che si rifà all’opera del letterato folignate.

Anna Cerbo, docente di Letteratura Italiana all’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”, ha recentemente curato l’edizione critica della seconda redazione (datata 1606) della Sirenide di Paolo Regio, un poema spirituale in ottave,accompagnato da un lungo Commento dello stesso Autore. Paolo Regio, nobile di Napoli (vi nacque nel 1541), giurista per studi, vedovo a ventitré anni, entrò nella vita ecclesiastica fino a scalare in breve tempo diversi gradini gerarchici. Fu vescovo di Vico Equense nel 1583 (qui morì nel 1607) e durante la sua ascesa si dedicò, anche attraverso la letteratura (di lui si ricordano diverse vite di santi), alla difesa della Controriforma. Quando Regio era in vita, nella sua Campania assistette al fiorire dell’apologia di Dante. L’interesse per l’opera dantesca giunse nell’Italia meridionale un po’ in ritardo rispetto ad altre aree della Penisola, ma, quando lo fece, vi penetrò con fecondità. Da Tommaso Campanella a Giulio Cortese, furono decine gli intellettuali che studiarono e commentarono la Commedia. In questo contesto si inserisce la Sirenide. Dov’è il legame con Foligno? Cosa ha spinto la Professoressa Cerbo a cercare presso il Centro Studi Frezzi materiale di consultazione e a donare poi allo stesso centro la sua opera? La pubblicazione della docente campana (oltre mille pagine, stampate dalla Sezione Romanza del Dipartimento di Studi Letterari, Linguistici e Comparati per i tipi dell’Orientale di Napoli) getta una nuova luce sulla diffusione e sulla conoscenza del Quadriregio di Federico Frezzi nell’Italia del Seicento. Sinora, infatti, il poema dei quattro regni del nostro concittadino, dopo fasi di buona fortuna fino al Primo Cinquecento (per oltre un secolo dalla sua compilazione, dunque) si credeva dovesse essere stato quasi dimenticato per lungo tempo, salvo ricomparire in un’edizione del 1725.Nella Sirenide di Paolo Regio, che è del 1606, quindi di due secoli posteriore rispetto al Quadriregio, a parte l’uso dell’ottava tassiana al posto della terzina di Dante e Frezzi, ritroviamo la stessa allegoria frezziana: il viaggio di un uomoattraverso quattro regni, guidato da Minerva, da Elia, da Enoc e dalla Caritàverso la salvezza. In più, Regio arricchisce la sua opera di un imponente autocommento, che la riedizione curata da Anna Cerbo finalmente ripropone e allega. In esso l’autore rivela le proprie fonti di ispirazione. Eppure, nonostante le palesi allusioni, il nostro Frezzi non compare, né la sua opera. Come mai? Certamente Regio conosceva – e bene – il Quadriregio, che quindi dovette avere anche nel Seicento maggiore circolazione di quanto non si credette;trae da esso e dalla Commedia di Dante ciò che gli serve per riproporre il viaggio salvifico in ottica controriformistica. E nella stessa ottica tridentina, tace le fonti quando gli sembrano inopportune. Per noi, al di là del gusto letterario, la Sirenide di Paolo Regio è un’opera che conferma il valore di Frezzi e di cui dunque plaudiamo la riedizione e il suo inserimento nelle biblioteche e nei centri di cultura folignati.

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