Bollettino
Editoriale – Ottobre 2019
Al centro del giardino, l’uno accanto all’altro, vivevano un cipresso e un salice piangente.
Il primo, alto tanti metri, ondeggiava con la punta nell’aria simile a un pennello sulla tela di un artista. Il salice, poverino, era molto più basso del cipresso e con le fronde più larghe e più lunghe appese ai rami, agili e flessibili, s’incurvava sempre più verso l’erba del prato.
Un giorno il cipresso disse all’amico: “Alto come sono, io riesco a vedere tante cose belle che tu non riesci nemmeno ad immaginare; anche le più lontane…! Al di là della recinzione vedo immensi prati fioriti e all’orizzonte una collina tonda come un panettone, con un grazioso paesino circondato da un bellissimo campo di girasoli”.
Rispose il salice: “Sei proprio fortunato di poter vedere dall’alto tante meraviglie! Però anch’io posso raccontare la mia bella storia! Con le foglie riesco ad accarezzare dolcemente i petali dei bellissimi fiori che mi circondano e ad aspirarne l’inebriante profumo. Ogni sera, poi, prima di addormentarmi, ascolto da vicino l’allegra serenata dei grilli”.
Luca Radi, 27 ottobre 2019
IL FIORDALISO, FAVOLA (Editoriale settembre 2019)
C’era una volta, in un campo dorato di grano, un fiordaliso.
Era azzurro come il cielo a mezzogiorno ed aveva i petali così delicati che tremolavano ad ogni alito di vento.
Si sentiva troppo bello e delicato per vivere in mezzo a tutte quelle resti pungenti, e spesso si chiedeva perché fosse nato e cresciuto in una assolata campagna e non piuttosto nel verde giardino di una bella villa, dove poter essere ammirato e vezzeggiato come gli altri fiori variopinti e profumati.
Un giorno, una capinera si posò nelle vicinanze per beccare qualche chicco da una spiga e allora il fiordaliso la pregò di prenderlo con tutte le radici e di portarlo via di là.
La capinera si commosse alla preghiera del fiore, lo prese delicatamente con il becco e lo trasportò in un giardino bellissimo, dove lo interrò accanto ad uno splendido roseto.
Il fiordaliso, inebriato dal profumo di quelle rose e dall’orgoglio di essere in mezzo a loro, si sentiva ancor più bello di quel che era.
Purtroppo la sua gloria in quel giardino non durò a lungo. Il mattino seguente, infatti, venne strappato dalla terra senza tanti complimenti e gettato via insieme alle altre erbe infestanti che non lasciavano spazio alle rose per crescere e sbocciare.
Luca Radi, 25 settembre 2019
PRIMAVERA DI BELLEZZA – editoriale marzo 2018 bollettino Pro Foligno
Quando penso alla primavera, mi tornano in mente i quaderni che da fanciullo la mia maestra Franca Mazzolini mi faceva adornare con cornicette e disegni a tema. I prati con i fiori, le rondinelle che volano intorno al campanile della chiesina di paese, i ramoscelli di prunus in fiore, le uova pasquali colorate con i pastelli stesi da una mano ancora incerta al limite della traccia del disegno a matita. Vorrei riprenderli in mano quei quaderni per riappropriarmi di quelle primavere, di quei momenti di spensierata felicità.
Oggi, mentre scrivo queste poche righe, la primavera non sembra essere realmente arrivata e un vento gelido ricorda più il clima di fine autunno o una imminente nevicata invernale, ma si sa le mezze stagioni sono instabili da sempre. Assai presto, forse ancor prima che il mese di maggio sia terminato, rivedremo i rondoni provenienti dall’Africa con le loro strabilianti acrobazie aeree e torneremo ad avere una “primavera di bellezza” insieme alle giornate FAI dedicate ai tesori artistici della nostra penisola mai visitabili in altri giorni dell’anno.
Noi della Pro Foligno, nel nostro piccolo, vogliamo ogni mese una giornata di bellezza, andando a riscoprire nella straordinaria città di Foligno – troppo lontana dai riflettori turistici – luoghi inconsueti, sconosciuti o poco conosciuti, spesso di proprietà privata e di difficile visione. I nostri antichi palazzi, i monasteri, gli oratori si apriranno, ogni primo venerdì del mese, per tutto il 2018, come il rifiorire, al primo caldo raggio di sole, della violetta spontanea nella buia lecceta di Sassovivo e della genziana profumata in un prato del Subasio. Mese per mese accenderemo la luce su una delle nostre bellezze, perché la bellezza è la gloria del mondo cantata dalla luce che le dà vita e forma. Anche la notte acquista splendore se è accesa dal lume delle stelle o dalla chiarità della luna.
Luca Radi
Foto di Giovanni Galardini
INNOVAZIONE DI PRODOTTO IN CAMPO CULTURALE – editoriale febbraio 2018
Per le imprese che si affacciano al mercato globale ed alla competizione mondiale un elemento appare assolutamente chiaro ed incontroversibile: la necessità di organizzarsi per avere una continua innovazione dei prodotti. L’innovazione di prodotto (ed anche di processo) è infatti, oggi, l’unico vero elemento in grado di garantire il successo dell’impresa in mercati in continua trasformazione.
Pensiamo per esempio nel campo dell’elettronica come colossi del settore si sfidano mese per mese, direi giorno per giorno, per migliorare gli smartphone e o altri devices. La stessa cosa accade in tutti i settori economici. Nel campo dell’automotive c’è una innovazione per il miglioramento dei consumi e dell’inquinamento, come nel settore alimentare e in quello della moda dove l’innovazione è evidentissima di stagione in stagione.
Ed in campo culturale? In campo culturale l’Italia è stata ferma per decenni. Sembra che in questo settore non sia necessario fare innovazione! Ma non è così. Negli ultimi tempi la competizione tra territori, non necessariamente limitrofi, si è assai sviluppata. Ecco quindi che ogni città, ogni territorio dovrebbero, con cadenza periodica, rivedere le propria offerta culturale e turistica immaginando nuove proposte con mostre e grandi eventi (importanti almeno a livello nazionale), da effettuarsi all’interno dei musei e contenitori adibiti. Ma poi occorre rivalorizzare ciò che abbiamo dimenticato nei magazzini dei nostri musei o semplicemente non è degnamente valorizzato da un punto di vista turistico: in ogni città, in ogni luogo della nostra bellissima penisola, ci sono oggetti di valore, storie dimenticate, luoghi incredibili da riscoprire, grazie ai quali possiamo costruire dei “prodotti turistici” nuovi.
Alla Pro Foligno quest’anno abbiamo individuato 2 temi che riteniamo importanti: il torchio Manzoniano, Amos dell’Orto del 1840, di cui non se ne conosceva l’esistenza a Foligno e con cui fu stampata la prima edizione “quarantana” dei Promessi Sposi, e poi la figura di Giuseppe Piermarini, l’architetto della Scala di Milano, della Reggia di Monza e non solo. In città abbiamo ben 649 disegni originali, gli strumenti di lavoro, la casa dove ha vissuto gli ultimi anni.
Nel 2018 alla Pro Foligno cercheremo di raccontare storie nuove; cercheremo di fare, per Foligno, la nostra innovazione di prodotto in campo culturale. Seguiteci.
Luca Radi