Nel corso dei suoi cento anni, la Pro Foligno ha vissuto inevitabilmente eventi fortunati incrociati con momenti di difficoltà. Al di là dei singoli eventi, rimangono tuttavia le pietre miliari che la Pro Foligno ha lasciato in custodia alla città. Già nel 1906 ebbe a compiere una operazione coraggiosa con la fondazione della associazione di pubblica assistenza “Croce Bianca”. Continua...

ProFoligno Eventi

CONCORSO FOLIGNO IN FIORE: Finestre, Balconi, Chiostri fioriti – III^ edizione – Anno 2017

Dal 1° maggio si è aperta la terza edizione di Foligno in Fiore: finestre, balconi, chiostri fioriti che si concluderà il 30 giugno. Il concorso si rivolge ai residenti e alle attività commerciali del centro storico e si articola in quattro categorie:

a) Terrazze, balconi e finestre;

b) Giardini, cortili e chiostri interni;

c) Vetrine di attività commerciali/imprenditoriali;

d) Vie e piazze.

Le domande di iscrizione dovranno pervenire al Comune di Foligno entro il 7 giugno 2017.

Ulteriori informazioni sono consultabili nel sito del Comune di di Foligno  http://www.comune.foligno.pg.it/categorie/foligno-in-fiore-finestre-balconi-chiostri-fioriti?explicit=SI, presso l’Ufficio Relazioni con il Pubblico o la sede della Pro Foligno.

Ritorno alle vaccinazioni (di Mario Timio)

L’OMS (Organizzazione Mondiale della
Sanità) ha alzato un cartellino giallo
contro l’Italia responsabile del calo
delle vaccinazioni, a causa di una propaganda
irrazionale e della diffusione
di false notizie scientifiche. A fronte
dell’80% di persone che vaccinano i loro
bambini, rimane circa il 20% contrario
alle vaccinazioni. Perché? Circa 10
anni fa viene pubblicato su Lancet,una
delle più autorevoli riviste mediche,
un articolo che mette in relazione la
vaccinazione trivalente contro morbillo,
parotite, rosolia, con l’autismo. Apriti
cielo! Si sospende il vaccino in Inghilterra.
Risultato: epidemia di morbillo
che causa la morte di oltre 1000 bambini.
L’episodio passa alla storia come il
Caso Andrew Wakefield, che influenza
l’opinione pubblica di molti genitori
europei, compresi italiani, e americani.
Nessuna vaccinazione. Negli Stati
Uniti un’altra epidemia(Disneyland
epidemics) di morbillo. Ne fa le spese
anche un bambino di 7 anni Krawitt
Rhett, guarito da leucemia non può
frequentare la scuola perché la presenza
di bambini non vaccinati lo espone
a rischio di contrarre il morbillo o la
varicella che per lui potrebbe essere
fatale. La notizia che ha fatto il giro
del mondo mette all’erta gli scienziati
che rivedono le modalità dell’articolo
di Wakefielf e scoprono che tutto era
una bufala. Costui infatti aveva avuto
un finanziamento di 500mila sterline
da un avvocato che avrebbe lucrato su
cause di risarcimento contro lo Stato
per danni legati al problema delle vaccinazioni.
E’ caduto allora il binomio:
vaccinazioni-autismo, ma il danno è
fatto e rimangono le conseguenze. Conseguenze
che si traducono in dubbi circa
i vantaggi-svantaggi della vaccinazione.
Allora più che comunicare ai genitori
che i vaccini non sono un rischio, si
dovrebbero mostrare loro immagini di
bambini con morbillo, rosolia, pertosse
e che se non si vaccinano i figli, si
espongono a rischi di gravi sofferenze
e al rischio di morte. Altro che autismo!
Come medico, mi associo alla campagna
pro-vaccinazione, con il consiglio
di portare i bimbi nelle sedi ASL ove si
somministra il vaccino polivalente, e si
pratica il richiamo, con un’ultima ma
non banale considerazione: la scoperta
dei vaccini si pone come la più importante
sfida medica contro le malattie dei
bambini e indirettamente degli adulti. È
una sfida quasi vinta; manca il vaccino
contro AIDS e Malaria che i ricercatori
stanno approntando per il bene dell’umanità,
con la certezza che non ci sarà
un secondo Caso Andrew Wakefield.
Concordo anche con il disegno di legge
governativo secondo cui non possono
iscriversi alla scuola elementare
i bambini non vaccinati. Salvo i rari
casi estremi. Ma il tutto è già polemica.

Vue de la place et de l’eglise de Foligno (di Piero Lai)

Nel catalogo del Salon di Parigi del 1841
figura al numero 642 una Vue de la place
et de l’eglise de Foligno di Edmond Du
Sommerard. Allo stesso autore appartiene
anche il numero successivo 643 che è una
Vue du Grand Canal de Venise. Nel 2005
il Comune di Foligno comprò sul mercato
antiquario un disegno di Edmond Du
Sommerard che raffigura foligno place,
datato 1840 e firmato. Il disegno raffigura
l’angolo nord di Piazza Grande, con il
Palazzo Trinci (prima del rifacimento
della facciata) e dell’ingresso secondario
del Duomo (prima, ovviamente, dell’intervento
di restauro novecentesco). In una
scheda tecnica pubblicata sul Bollettino
storico della città di Foligno si suggeriva
la possibilità che al Salon di Parigi fosse
stato effettivamente esposto il disegno
presente oggi nel Museo della Città di
Foligno in Palazzo Trinci. Ed invece non è
così. Perché in una raccolta privata italiana
esiste un quadro ad olio su tela, di cui
siamo venuti recentemente a conoscenza,
che riproduce perfettamente il disegno
che quindi ha avuto una funzione di
menabò, di appunto preparatorio. Anche
il quadro è firmato, ma la data è diversa,
quella del 1841, l’anno appunto del Salon.
Il disegno che misura cm 25 x 40 è uno
schizzo sommario, che lascia poco definite
le finestre del Palazzo delle Canoniche
e soprattutto accenna ad un solo piccolo
gruppo di personaggi (tre donne) in conversazione
davanti al Duomo. Il quadro
invece che misura cm 66 x 89 definisce
in tutti i particolari, le finestre e i negozi
sottostanti e arricchisce enormemente
il numero dei personaggi che occupano
la Piazza. tanto che il quadro assume
un’importanza rilevante anche per una
storia delle tradizioni e del costume.
Come è noto, Edmond Du Sommerard
(Parigi 1817-1885), figlio di Alexdandre
(1779-1842), non è personaggio
ignoto al mondo dell’arte. Archeologo,
collezionista, pittore, assunse alla morte
del padre la direzione delle raccolte del
Museo di Cluny, a Parigi, che ospitano
l’arte del medioevo francese. Ne è stato
direttore fino alla sua morte ed ha completato
l’opera lasciata incompiuta dal
padre Les Artes du Moyen-age. Disegno
e quadro potranno essere esposti in futuro
nelle sale del Museo che si affacciano su
quella Piazza riprodotta? E quale sorpresa
ne avrebbe Edmond se ritornasse a Foligno
come fece in quel fatidico 1840?

“Le Perle eLette”: Manzoni (di Maria Grazia Galeazzi)

È la conversione dell’Innominato la
seconda “perla” della Biblioteca Jacobilli.
A introdurre il discorso è Mons.
Cesarini che insiste sul valore di una
cultura che investa, attraverso parole
suoni immagini, anima e corpo ,
intelligenza e sensibilità. Una cultura
che possa essere profilassi contro lo
“sciocchezzaio”imperante. Relatrice è la
prof.ssa M. Gabriella Benedetti che offre
una sintetica ed efficace presentazione
del Manzoni, della sua formazione , del
forte senso etico che sempre lo animò
e della sua crisi interiore. Crisi che si
rispecchia in quella di Bernardino Visconti,
l’Innominato, uomo violento e
impietoso, ma con un forte senso dell’onore.
Mediatrice di grazia, per entrambi,
una donna: l’amata Enrichetta per il
Manzoni, l’umile e casta Lucia per l’Innominato.
Con le parole” Dio perdona
tante cose per un’opera di misericordia”
la giovane fa breccia nel cuore indurito
dell’uomo,che tuttavia già da tempo sentiva
dentro di sé il disgusto per la propria
vita scellerata e un senso di angoscia
per la morte che sentiva avvicinarsi. Il
pensiero che con la morte “non finisse
tutto” gli provocava un’inquietudine
crescente, acuita anche da una ancora
inconsapevole ricerca di Dio…”Se Lo
vedessi, se Lo sentissi!” Le parole di
Lucia gli rimbombano dentro, lo turbano
profondamente e dopo una notte insonne
e il pensiero a stento represso del suicidio…
il suono delle campane che squillano
per la visita del Cardinal Federico
Borromeo.Improvvisa la decisione di
andare ad incontrarlo. Il colloquio con
il “Testimone” di Dio lo aiuta a liberarsi
del “peso “ della sua anima intristita e il
misericordioso abbraccio scioglie il suo
cuore che prorompe in pianto. La successiva
lettura (M.Gabriella Benedetti,
Valter Romagnoli, Walter Matergia) fa
cogliere a tutti i presenti la bellezza del
brano nel quale Manzoni, attraverso la
psicologia del personaggio, ci ripropone
le sue ansie e il tormento interiore che
lo porta alla conversione. Infine un duo
chitarristico (Antonella Masciotti e suo
marito Angelo Bornaghi): “Nada te turbe”
(Nulla ti turbi). Il canone di Taizè
con le sue intense note penetra nei nostri
cuori e li investe completamente provocando
un senso di dolce serenità, un
vero abbraccio della misericordia di Dio.
Interessanti spunti di riflessione sulla
vita dell’autore e sull’attualità del
messaggio in una società che sembra
aver cancellato il divino ,ma che spesso,
anche senza rendersene conto, lo
cerca con ansia, concludono questa
serata di autentica cultura, della quale
ringraziamo di cuore don Dante.

L’immagine di Foligno nell’abside del duomo di San Feliciano (di Emanuela Cecconelli)

Il catino absidale della cattedrale di San
Feliciano è ornato da un dipinto in cui
compare una raffigurazione della città di
Foligno. L’opera fu eseguita da Francesco
Mancini per volere del notaio Giustiniano
Pagliarini; la scelta dell’artista,
che non incontrò un consenso unanime
(altri avevano fatto i nomi di Giuseppe
Nicolò Nasini e di Francesco Trevisani),
fu compiuta su suggerimento di Pietro
Canneti, erudito e monaco camaldolese
di Sant’Apollinare in Classe: nel
convento ravennate Francesco Mancini
aveva da poco completato gli affreschi
della biblioteca dello stesso Canneti,
commissionatigli nel 1713. Ci fu una
lunga discussione anche per scegliere
lo schema iconografico, e i cartoni non
furono consegnati se non nel 1722; il
dipinto venne eseguito l’anno seguente.
La decorazione rappresenta, al centro
della volta, San Feliciano in gloria e,
sulla lunetta dell’abside, San Feliciano
che consegna la città di Foligno alla
Religione: qui la Religione è raffigurata
come una donna, in abito bianco, che
tiene in mano una croce, mentre in basso
si vede san Michele Arcangelo che
schiaccia il demonio e sulla destra san
Feliciano con in mano una sorta di plastico
di Foligno. L’immagine in miniatura
della città mostrata dal santo folignate
comunica con immediatezza la funzione
esercitata dal patrono nei confronti dei
fedeli di un determinato territorio: si tratta
di un espediente iconografico dal sapore
spiccatamente arcaizzante, assai efficace
per ribadire il ruolo fondante del culto
tributato ai cosiddetti defensores civitatis.
A sinistra della composizione dipinta da
Francesco Mancini si vede san Giovanni
Battista che indica la scena ad un gruppo
di santi e beati locali: si riconoscono Pietro
Crisci, Angela da Foligno e Angelina
da Montegiove. Dietro di loro c’è anche
una piccola figura in ginocchio, probabilmente
il ritratto di Giustiniano Pagliarini.
Importante notaio originario di Annifo,
Giustiniano Pagliarini nacque il 17
luglio 1666, da Bartolomeo Pagliarini e
Caterina Marchetti, e morì il 5 giugno
1740. Noto per essere stato fra i fondatori
dell’Accademia dei Rinvigoriti e della
Colonia Arcadica Fulginia, Giustiniano
non si occupò solo di atti notarili, ma
anche di letteratura e di poesia, partecipando
attivamente alla vita politica della
sua città. In ambito letterario si ricorda
in particolare che, all’interno dell’Accademia
dei Rinvigoriti, Giustiniano
curò, insieme ad Angelo Guglielmo
Artegiani, Giovanni Battista Boccolini
e al citato Pietro Canneti, l’edizione del
1725 del Quadriregio di Federico Frezzi.
Per Giustiniano Pagliarini Francesco
Mancini eseguì anche i disegni per gli
stucchi dell’oratorio di San Pietro ad
Annifo, realizzati da Gioacchino Grampini.
Oggi purtroppo assai deperiti, questi
stucchi e l’intero oratorio avrebbero urgente
bisogno di un restauro. Le notizie
riguardanti questo piccolo edificio sacro
si apprendono da una memoria vergata
dallo stesso Pagliarini, conservata nella
Sezione di Archivio di Stato di Foligno. Il
vescovo di Nocera Umbra Marco Battista
Battaglini assegnò la gestione dell’oratorio
a Giustiniano per i legami esistenti
da secoli fra questo luogo e la famiglia
Pagliarini: lungo la parete d’altare corre
un’iscrizione grazie alla quale si ricava
che l’affresco quattrocentesco sulla parete
d’altare era stato realizzato da Fino e
Giaco Pagliarini, antenati di Giustiniano.
Francesco Mancini, nato a Sant’Angelo
in Vado nel 1679 e morto a Roma
nel 1758, fu allievo di Carlo Cignani a
Forlì e a Bologna, e venne introdotto
alla pittura accademica sulle orme dei
Carracci. Assai stimato dai contemporanei,
veniva apprezzato soprattutto per
i toni chiari e luminosi delle sue opere.
In Umbria sue pitture sono conservate,
oltre che a Foligno, a Bevagna, Città di
Castello, Perugia. A Foligno eseguì anche
alcune opere oggi andate distrutte o non
rintracciate, due delle quali strettamente
legate all’impresa decorativa del duomo
folignate: un bozzetto per il San Feliciano
in gloria e un Ritratto di Maria
Battista Vitelleschi (1698-1725), figlia
di Anna Flaminia Vitelleschi, che finanziò
in parte l’affresco della cattedrale.

La legittima difesa Prestigioso riconoscimento alla “Fondazione Barbanera 1762” (di Luciano Cicioni)

Non è punibile chi commette il fatto
se ha agito per “legittima difesa” e
cioè (per dirla in parole povere) se ha
reagito all’aggressione di qualcuno.
La legge vuole che la difesa sia
proporzionata all’offesa; io non posso
prendere a bastonate chi mi bersaglia
con delle palline di carta o con altri
oggetti pressoché innocui. Se no, c’è
l’eccesso colposo di legittima difesa
o peggio.
Poi c’è la legittima difesa “putativa”.
Istituto noto anche alle matricole
di giurisprudenza. Si ha quando
si sopravvaluta, ma senza colpa,
la gravità d’una minaccia o di una
aggressione e si mette in campo una
reazione inadeguata. Anche in questo
caso, se l’errore è incolpevole, non si
è puniti.
A scuola si faceva quest’esempio: se
in una strada buia un tizio mi si para
davanti e mi spiana contro la sua pipa
Elvira Luisa Remoli
Abbiamo con piacere e sano orgoglio
campanilistico avuto notizia dalla
dirigenza della “Fondazione Barbanera
1762”, nella persona del Signor Feliciano
Campi, di un importante riconoscimento
da parte dell’UNESCO che onora tutte
quelle attività che si distinguono
a livello mondiale. L’UNESCO ha
infatti accolto la Collezione degli
Almanacchi Barbanera 1762 – 1962
tra i documenti che hanno segnato
la storia dell’umanità nel prestigioso
Memory of the World. L’Unesco ne
sottolinea “il valore universale” e
riconosce la Collezione Barbanera
quale “simbolo di genere letterario
che ha contribuito a creare cultura
di massa.” La Collezione Barbanera
viene quindi posta al fianco di quei
beni documentari che hanno nutrito
lo spirito e l’immaginazione di intere
generazioni come la Dichiarazione
dei diritti dell’uomo e del cittadino,
Il Diario di Anna Frank, le favole
dei fratelli Grimm… La Pro Foligno
si congratula con la Fondazione
Barbanera per l’alto riconoscimento
che onora tutti anche tenendo conto
di quale importante ruolo ha avuto
sempre la Stampa nella storia e nel
vivere quotidiano della città.
ed io la scambio per una pistola e sparo,
il mio gesto non è punibile perché si
tratta di legittima difesa putativa. Ma
se la cosa avviene in pieno giorno e la
pipa è chiaramente visibile, la legittima
difesa non posso invocarla perchè
sono in colpa nell’aver scambiato per
pistola una pipa.
E veniamo alla cronaca: oggi
sono frequenti immissioni notturne
o diurne di ladri (o ladruncoli) nelle
case abitate da anziani soli
per alleggerirli dei risparmi,
costringendoli magari a
suon di botte a rivelarne il
nascondiglio. Qualcuno,
legato e imbavagliato col
nastro adesivo, ci lascia la
pelle perché muore soffocato.
Problema: se io che vivo
solo e conosco i fatti della
cronaca, sono svegliato di
soprassalto nel cuore della
notte e mi accorgo che una o
più persone si aggirano per la
casa, son abilitato ad usare la pistola
se ce l’ho?
Dovrei prima accertarmi di quali
persone si tratta, a quale etnia
appartengono, quali comportamenti
sono usi adottare in simili casi (cioè
se fuggono o se aggrediscono il
derubando), controllare se hanno armi,
se sono muniti di nastro adesivo e di
cordami o di bombolette di sonnifero
e poi agire… proporzionalmente?

Prestigioso riconoscimento alla “Fondazione Barbanera 1762” (di Elvira Luisa Remoli)

Abbiamo con piacere e sano orgoglio
campanilistico avuto notizia dalla
dirigenza della “Fondazione Barbanera
1762”, nella persona del Signor Feliciano
Campi, di un importante riconoscimento
da parte dell’UNESCO che onora tutte
quelle attività che si distinguono
a livello mondiale. L’UNESCO ha
infatti accolto la Collezione degli
Almanacchi Barbanera 1762 – 1962
tra i documenti che hanno segnato
la storia dell’umanità nel prestigioso
Memory of the World. L’Unesco ne
sottolinea “il valore universale” e
riconosce la Collezione Barbanera
quale “simbolo di genere letterario
che ha contribuito a creare cultura
di massa.” La Collezione Barbanera
viene quindi posta al fianco di quei
beni documentari che hanno nutrito
lo spirito e l’immaginazione di intere
generazioni come la Dichiarazione
dei diritti dell’uomo e del cittadino,
Il Diario di Anna Frank, le favole
dei fratelli Grimm… La Pro Foligno
si congratula con la Fondazione
Barbanera per l’alto riconoscimento
che onora tutti anche tenendo conto
di quale importante ruolo ha avuto
sempre la Stampa nella storia e nel
vivere quotidiano della città.

Serrone. È tornata “a casa” “l’Assunzione della Vergine” (di Adua Bartolini)

Serrone è un grazioso borgo della collina
folignate posto a circa 600 metri di
altitudine. Le poche case sorgono intorno
alla chiesa e vicinissima c’è la macchia
che per molto tempo è stata fonte di
vita e di lavoro per i taglialegna che
rifornivano forni, trattorie e ferrovia a cui
procuravano il legname per le “traverse”
dei treni. La chiesa di Santa Maria
Assunta custodisce o meglio custodiva
due gioielli artistici di grande valore:
la “ Bottega di San Giuseppe” opera di
un anonimo pittore nordico del ‘600 e
“L’Assunzione della Vergine”, databile
tra la fine del XVI secolo e gli inizi del
XVII anch’essa di incerta attribuzione.
Dopo il terremoto del ’97 la prima delle
due tele è esposta al museo capitolare
diocesano di Foligno, e sostituita da una
copia di non eccelsa fattura con grande
rammarico dei serronesi che vorrebbero
riportarla “a casa”. L’Assunzione della
Vergine è invece ritornata a Serrone
e festeggiata domenica 15 novembre
con una importante manifestazione,
dopo un lungo intervento di restauro
eseguito dalla CooBec di Spoleto. Sono
intervenute numerose personalità tra
cui don Gian Luca Antonelli parroco di
Serrone, la dottoressa Vittoria Garibaldi,
storica dell’arte, vice presidente del
Consiglio di Amministrazione della
Fondazione Cassa di Risparmio di
Foligno, la professoressa Rita Barbetti
vice sindaco, il direttore della CooBec
Bruno Bruni, il professor Bruno
Toscano, storico dell’arte. Davanti
ad un pubblico numeroso e attento
sono state illustrate le caratteristiche
e il valore artistico dell’opera che
oggi si può ammirare in tutta la sua
bellezza grazie alla collaborazione fra il
Comune di Foligno, la Soprintendenza
B.A.A.A.S. dell’Umbria, la Fondazione
Cassa di Risparmio, il Comitato Pro
Serrone. La tela raffigura la Vergine
Assunta sorretta da quattro angeli tra
San Francesco di Paola e San Filippo
Neri. È così bella che si spera attiri un
gran numero di visitatori. I percorsi
museali decentrati promossi dal Comune
di Foligno sono una grande ricchezza
per il nostro territorio che custodisce
tesori artistici che meritano di essere
conosciuti. Recentemente attraverso
questo giornale abbiamo segnalato
l’importanza del Museo Archeologico
e del Museo Naturalistico di Colfiorito.
Intendiamo continuare su questa strada
per contribuire alla conoscenza e alla
valorizzazione di tante bellezze naturali
ed artistiche presenti in piccole realtà,
ma non per questo meno preziose.

Antonio Paolucci e l’Umbria. Dalla Madonna di Foligno alla Madonna della Cintola (di Franca Trubbianelli Scarabattieri)

Antonio Paolucci, Direttore dei Musei
Vaticani, ogni tanto ci consente di
ammirare straordinarie opere d’arte
qui nel nostro territorio, o meglio, nei
luoghi in cui queste opere sono state
custodite per tanto tempo ed ora vivono
ai Musei Vaticani. Grande commozione
fu provata nell’ammirare la Madonna
di Foligno che, in file ordinate, ci
recammo ad ammirare presso il
monastero della Beata Angelina. Oggi
il fenomeno si ripete perché Antonio
Paolucci ha consentito di trasferire per
un breve periodo il dipinto di Benozzo
Gozzoli, la Madonna della Cintola,
presso il Museo di Montefalco, un
tempo chiesa di san Francesco. La
tavola fu dipinta nel 1450 per l’altare
maggiore della chiesa di san Fortunato
e raffigura la Vergine Assunta in cielo
che fa l’atto di donare la cintola al
miscredente san Tommaso. Nel 1848 il
prezioso dipinto fu ceduto a papa Pio
IX in occasione della concessione al
borgo di Montefalco del titolo di città.
La presentazione del dipinto restaurato
è avvenuto alla presenza dei restauratori
dei Musei Vaticani i quali hanno
raccontato il processo di recupero
della pala d’altare che hanno saputo
riportarla ad un miracolo di azzurro
e oro – come l’ha definita lo stesso
Antonio Paolucci. Benozzo Gozzoli,
che a Firenze aveva frequentato il
Beato Angelico ed aveva lavorato
con lui, e a Roma aveva conosciuto
i maggiori artisti del suo tempo,
forse in Umbria, ma soprattutto a
Montefalco, raggiunse le massime
vette della sua arte. Non poteva essere
altrimenti, sottolinea Antonio Paolucci
il quale, nel raggiungere Montefalco
per la conferenza, non ha potuto che
ammirare la bellezza del paesaggio con
i suoi colori autunnali: una perfetta
giornata di un perfetto ottobre, che
da Trevi a Montefalco offre una
visione color del miele che lo rende
felice. Poi la partitura armoniosa degli
spazi agricoli, che è ancora quella del
tempo di Benozzo, fa sì che Antonio
Paolucci ringrazi i sindaci di questo
lembo di Umbria per la sapienza con
la quale mantengono il territorio.
Ringrazia anche i sindaci che, con
notevole sforzo economico, ridanno
luce ad opere di staordinaria bellezza
quali la Madonna della Cintola.

Il dopoguerra e i gruppi teatrali attivi a Foligno (di Lanfranco Cesari)

Negli anni Quaranta del dopoguerra
si attivano a Foligno alcuni gruppi
teatrali che danno vita ad applauditi
spettacoli di rivista, varietà musicali e
operette, in cui si esaltano la fantasia e
la versatilità dei giovani artisti folignati
nel redigere i testi e nell’allestire le
scenografie, oltre che nell’interpretare
e nel comporre le musiche e le canzoni.

Le riviste musicali

“Cantachiaro” e
“Guardiamoci allo specchio”
Viene così rappresentata con successo
al Supercinema Teatro, già Cinema
Teatro Impero, sulla scia dell’omonimo
spettacolo di De Tuddo, Monicelli,
Garinei e Giovannini dato al “Quattro
Fontane” di Roma, la rivista musicale
“Cantachiaro”, con un “agguerrito”
cast di interpreti tra i quali Mauro Antonini,
Carlo Poletti, Vinicio Taddei,
Bruno Terrin, Feliciano Mattioli,
Giovanna e Ugolina Ruffinelli, Eros
Manni e Daniela Sabbatini che, accompagnata
dall’orchestra Fancelli,
interpreta la canzone “Io son la verità”.
E al Teatro San Carlo va in scena,
nell’autunno del 1946, “Guardiamoci
allo specchio”, rivista musicale di
Luciano Radi e Brenno Rampioni,
con musiche originali del maestro
Franco Benigni, direzione d’orchestra
del maestro don Guerriero Silvestri,
luci di Renzo Ravanelli. Interprete,
insieme a Radi e Rampioni, un gruppo
di giovani e promettenti “attori” , tra
i quali Sirio Giannantoni, Corrado
Leone, Enzo Tomassoni, Walfrido
Paoli, Stefano Ponti, Vezio Bazzarin,
Luigi Fratta. Non mancano gli
applausi e le repliche. Il Teatro San
Carlo, nel dopoguerra adibito anche a
sala cinematografica, era stato inaugurato
il 23 settembre 1888 e realizzato
nell’ambito dell’Istituto San Carlo per
dare impulso alle attività ricreative giovanili.
La giovane Compagnia folignate
ne rilancerà, con rinnovato fervore,
l’attività teatrale interrotta nel periodo
bellico, rinverdendo gli allori della
gloriosa filodrammatica cittadina che
aveva avuto diversi direttori artistici,
tra i quali (primi anni Venti) il cavalier
Manlio Calindri , artista di chiara fama
e padre del più noto attore Ernesto.

“Quando il cuore s’innamora”

La sera del 7 aprile 1948 il Gruppo
Artistico Città di Foligno rappresenta
al Supercinema Teatro, per la regia di
Brenno Rampioni, “Quando il cuore
s’innamora”, operetta brillante in tre
atti su libretto di Alberto Retti e musiche
del concittadino
maestro Alessandro
Biagini. Tra gli interpreti,
Brenno Rampioni,
Maria Pia
Morroni (soprano),
Daniela Sabbatini,
Nella Cruciani, Marisa
Cruciani, Elda
Stoppini, Italo Stinchelli
(tenore), Otello
Giovannini, Mario
Cesaroni, Umberto
Tonato, Enzo Tolomei.
La grande orchestra
diretta dal maestro
Biagini esegue
tra gli altri motivi il valzer nostalgico
“O dolce terra mia” composto dallo
stesso Biagini. Lo spettacolo riscuote
un lusinghiero successo e viene riproposto
in altri centri dell’Umbria con
i favorevoli giudizi della critica e del
pubblico. Il giornale “Il Mattino” ne
redige un resoconto con commenti e
riferimenti ad “un dialogo spigliato e
vivace e una musica che finalmente
ci riporta alla dolce melodia italiana”.
Questo fervore musicale, sostenuto
dall’interesse del pubblico, è ravvivato
dall’impegno di giovani appassionati
interpreti e musicisti riuniti sotto la bacchetta
dell’insigne maestro Alessandro
Biagini, autore, tra l’altro, di romanze,
preghiere, canti religiosi, inni patriottici
e di alcune operette brillanti, tra le quali
“Bella di notte”, che viene ricordata insieme
a “Quando il cuore s’innamora”.

“Addio Giovinezza”

Si ricorda anche quando (20 febbraio
1940) al Cinema Teatro Impero era
andata in scena “Addio Giovinezza”,
di Pietri, interpretata da Graziella
Muzzi (soprano), Daniela Sabbatini,
Tina Tomei, Anna Alimenti, Nella
Cruciani, Anna Desideri, Bruno
Donati (tenore), Brenno Rampioni,
Paolo Briganti, Ottaviano Occhiuzzi,
per la regia di Ida Pizzardi. Maestro
concertatore e direttore d’orchestra
(trenta professori, quaranta esecutori)
Alessandro Biagini. Dopo la morte,
a Biagini viene intitolata la Scuola
comunale di Musica, della quale egli
è stato uno dei più apprezzati maestri