Nel corso dei suoi cento anni, la Pro Foligno ha vissuto inevitabilmente eventi fortunati incrociati con momenti di difficoltà. Al di là dei singoli eventi, rimangono tuttavia le pietre miliari che la Pro Foligno ha lasciato in custodia alla città. Già nel 1906 ebbe a compiere una operazione coraggiosa con la fondazione della associazione di pubblica assistenza “Croce Bianca”. Continua...

Archivio Autore

La preziosa ‘Fulginium’ (di Sabrina)

Prosegue il paziente lavoro di Roberto
Preziosi, che dal 2013 sta ricostruendo
la storia commerciale di nonno Primo,
fondatore nel 1915 della nota casa di biciclette
folignati. Partito da Via Gramsci
due anni fa, Roberto approda oggi in
Corso Cavour, presso la galleria del Supercinema
Clarici, dove espone con gradevole
stile vintage la nuova produzione
di bellissime “due ruote” a marchio PREZIOSI
fra cui si affianca l’ultima nata.
Infatti, a distanza di ben cento anni, Roberto
ripropone anche il marchio FULGINIUM,
che dette il via ad una bicicletta
con spiccate doti di robustezza ed
economicità, ideata da nonno Primo per
esprimere il suo profondo legame con la
nostra città, di cui porta fieramente l’antico
nome. Suo nipote l’ha immaginata e
realizzata in versione City Bike, leggera
con il suo telaio in alluminio, affidabile
e maneggevole grazie ai nuovi supporti
tecnici, elegante negli attuali colori.
Sotto una calda luce soffusa, accompagnata
da pareti arricchite da foto in
bianco e nero, articoli di giornale e veri
e propri frammenti di storia, la troviamo
schierata in diversi esemplari sullo scricchiolante
pavimento in legno insieme
alle vecchie ‘glorie’ riproposte in veste
moderna (la Preziosi 1915/18, la 1923,
la 1968 Country) ed altro ancora……
Per informazioni e listino prezzi:
Roberto Preziosi 328 9499770
www. c i c l i p r e z i o s i f o l i g n o . i t
mail: info@ciclipreziosifoligno.it
Show Room Corso Cavour 84
(Galleria Supercinema Clarici) Foligno

Incontro pericoloso (di Franca Franconi Falfari)

Stanca e claudicante per un forte
attacco di artrosi, procedevo a fatica
lungo il viale dei Canapè quando una
voce suadente ed amica mi saluta alla
spalle. “Come sta signora, è tanto che
non ci vediamo”. Mi fermo, guardo la
donna e la giovane accanto. “Non ho
il piacere di conoscervi sicuramente
mi confondete con un’altra”. Le due
insistono, dicono di conoscermi bene.
“Non si ricorda di Maria, di Antonietta,
di Giovanna?” “Forse sono un suo
sosia, tutto ciò che dite mi è nuovo,
pertanto vi state sbagliando”. Le due
donne una a destra e una a sinistra non
si allontanano. Provo a riprendere il
cammino, ma le due insistono. “Come
sta? Come sta sua figlia? Domanda vaga
e inventata. “Non ho nessuna figlia,
lasciatemi riprendere la passeggiata”.
A questo punto le due donne di malavoglia
fingono d’allontanarsi ed io
riprendo a camminare lungo un vialetto
secondario, ma presto le due tornano ad
importunarmi. “Dobbiamo parlare con
suo figlio” mi dicono con tono deciso
“Mio figlio sta fuori Foligno non è possibile”
rispondo seccamente. Cambiano
tono e chiedono un bicchiere di acqua,
evidentemente sapevano dove abitavo,
rispondo che una fontanella è poco
distante, scoraggiate dal mio ennesimo
rifiuto e dal provvidenziale passaggio
di un’allegra famigliola s’allontanano
bruscamente. Se fosse stata sera, se
il luogo fosse stato meno frequentato
come si sarebbe concluso l’incontro?
Purtroppo anche nella nostra città
vagano persone mal intenzionate a
caccia di soggetti deboli ed anziani!

Ivi, secondo la sua abitudine, vende tutta la merce di Rita Fanelli Marini

Francesco pertanto balza in piedi, fa il segno
della croce, appronta un cavallo, monta
in sella e, portando con sé panni di scarlatto,
parte veloce per Foligno. Ivi, secondo
la sua abitudine, vende tutta la merce, e,
con un colpo di fortuna, perfino il cavallo!
(Vita prima 333, Tommaso da Celano)
Con queste parole, il francescano abruzzese
Tommaso da Celano focalizza,
nella prima biografia scritta di Francesco
d’Assisi, tra il 1228 e l’inizio del 1229,
l’evento di Foligno. Siamo probabilmente
tra la fine di febbraio e l’inizio di marzo
del 1206/7; in quel periodo i documenti
testimoniano l’avvicendarsi di tre vescovi,
Anselmo degli Atti da Foligno, Gerardo
da Sora, Egidio degli Atti da Foligno; uno
di loro, senza poterne avere consapevolezza,
assiste al primo atto pubblico della
conversione di Francesco, che il
Celano definisce “rapida e meravigliosa”.
Con la vendita proprio
a Foligno si conferma il ruolo
della città come importante centro
mercantile dove si pongono
in vendita articoli pregiati come
“i panni di scarlatto”. E non
solo Francesco porta a Foligno
articoli raffinati e costosi ma,
come dice il cronista, “secondo
la sua abitudine, vende tutta la
merce”. Dunque Francesco è
un abile mercante e Foligno
è un ottimo punto vendita. In
poche parole una vicenda che
esprime molto della nostra città
e che non può lasciarci indifferenti.
Proprio per questo la Pro
Foligno ha promosso nel recente
passato un concorso di idee
per dare forza all’evento di cui
Francesco è stato protagonista.
Ne è nato un pregevole progetto
dell’architetto Pietro Battoni che
è stato presentato pubblicamente
ed esposto a lungo nella vetrina
della Pro Foligno. Si tratta di una
scultura in marmo da collocare
in uno spazio ad hoc della Piazza
grande che è stata appunto, a suo
tempo, il luogo dell’evento. La
realizzazione di questo progetto
è sicuramente importante per la nostra
città che, pur avendo profondi motivi di
interesse legati a Francesco d’Assisi e al
Francescanesimo, non ha mai saputo valorizzare
verso l’esterno tale patrimonio.
Anche in vista del prossimo Giubileo ci
auguriamo che tutte le istituzioni cittadine
possano concorrere nel creare interesse
e attrattività verso quanto Foligno ha
da comunicare in questo ambito e che è
sedimentato con grande larghezza nella
sua storia e nel suo patrimonio artistico.

Santuario a Sant’Eraclio: cultura oltre la spiritualità (di Mario Timio)

Se a S.Eraclio volgi lo sguardo verso l’alto
incroci un edificio dalle potenti linee
architettoniche: è il Santuario di S. Maria
di Betlem opera dell’architetto Franco
Antonelli. L’edificio rimanda all’immagine
evangelica della città posta sul
monte abitata da monache dedite alla vita
contemplativa agostiniana. Quindi contemplazione
e spiritualità per loro e per
chi ama distaccarsi, seppure temporaneamente,
dalla quotidianità con l’intento
di restaurare l’immagine dell’Eterno nel
proprio cuore. A tal fine sono attivi corsi
specifici di spiritualità. Ma il Santuario
non è solo spiritualità; è anche cultura.
Cultura significa attivazione di iniziative
volte ad aggregare periodicamente
persone per confrontarci su singole
tematiche, per ottenere consigli e dirimere
dubbi sulla vita sociale e politica
di ognuno. Iniziamo con la presentazione
del libro proprio sulla storia,attualità e
prospettive del Santuario “S.Maria di
Betlem”, ultima fatica del compianto
Don Mario Sensi, programmato per il 26
Novembre. Seguirà un corso sul valore
culturale e religioso di S.Agostino tenuto
dal Padre Rocco Ronzani. Sono previste
nei mesi di Gennaio-Febbraio 2016
approfondimenti di politica basati sulla
Dottrina Sociale della Chiesa tenuti da
esperti del settore. Con l’autorizzazione
delle suore del Monastero vorremmo
aprire al pubblico la splendida e ricca
biblioteca che conserva volumi di grande
spessore culturale, tra i quali alcuni
scritti originali di S.Agostino. Aprire la
biblioteca significa dare la possibilità
essenzialmente ai giovani studenti di
fare ricerche e quindi pubblicazioni
scientifiche. Abbiamo intenzione di far
presentare ai neo-laureati del territorio- e
non solo- la loro tesi di laurea e conservarla
in biblioteca per sempre. Anzi
non è esclusa la possibilità di istituire
una borsa di studio per la migliore tesi
dell’anno. In ultimo, ma non per importanza,
vorremmo far tradurre in russo
e cinese i libri di S.Agostino presenti
nel Santuario. Perché la traduzione in
queste in due lingue? Lo spunto me
l’ha offerto il nostro concittadino ,noto
filosofo internazionale, Prof. Dario
Antiseri, di cui sono stati tradotti in
russo e cinese molti libri compreso
l’ultimo (in due tomi di complessive
1520 pagine) dal titolo “Cento anni di
Filosofia. Da Nietzsche ai nostri giorni”.
La cultura è anche scienza del turismo. Il
medesimo Santuario può essere inserito
in quel particolare itinerario che è la
via Lauretana la quale in S.Eraclio ha
il suo vero inizio storico (una epigrafe
sul Castello del paese lo testimonia). E
in S.Eraclio c’è il Santuario di S.Maria
di Betlem ufficialmente dedicato dal
Vescovo Sigismondi anche alle nuove
presenze dei migranti, che potrebbe
far parte delle strutture ricettive per
un sano turismo religioso percorribile
appunto lungo la via Lauretana.

Artisti a Foligno per conoscerli meglio

Il Consiglio Direttivo della Pro Foligno,
con animo sempre grato all’opera svolta
dall’amico carissimo Alberto Giampaoli
e per onorarne il ricordo anche attraverso
iniziative da lui stesso condotte, ha deciso
unanimamente di riprendere la pubblicazione
di piccoli quaderni monografici
dedicati a personalità particolarmente
significative nel settore dell’arte, appartenenti
alla comunità folignate. Pittori,
scultori, architetti, fotografi saranno oggetto
di questa collana, che vuole rendere
omaggio all’impegno di artisti dei quali è
riconosciuta e nota la validità professionale
affinché la città non ne dimentichi
il valore e vengano meglio conosciuti e
apprezzati anche dalle nuove generazioni.
Il primo di tali profili monografici era stato
avviato da Alberto Giampaoli nel 2005
con l’auspicio di dare corpo con continuità
ad una collana. Il testo, dedicato al
pittore Carlo Ruffinelli, era stato redatto
da Marcella Rossi con professionalità e
freschezza di contenuti. Oggi raccogliamo
questa proposta e riprendiamo questo impegno
che riteniamo strettamente legato
ai fini istituzionali della Pro Foligno.

Intervista al prof. Maurizio Cancelli “L’arte della natura” (di Mario Lai)

Maurizio Cancelli pittore, insegnante,
ristoratore, pastore e guaritore è un uomo
molto attaccato al suo paese di cui ne porta
orgogliosamente il nome; “un Cancelli
di Cancelli”. Uomo molto conosciuto
perché può curare sciatalgie, reumatismi
ed artrosi senza medicinali con la sola
imposizione delle mani. Maurizio pittore
attraverso la sua vita artistica testimonia
il valore della terra perché è il bene unico
dell’esistenza umana. Il 24 ottobre sarà a
Ginevra nel Palazzo delle Nazioni Unite
per l’iniziativa lanciata dall’UNCTAD
(Conferenza delle Nazioni Unite per il
Commercio e lo Sviluppo) per la valorizzazione
e la promozione dei prodotti
delle comunità rurali nei paesi in via di
sviluppo attraverso l’uso delle indicazioni
geografiche. Un evento che segna il 70°
anniversario delle Nazioni Unite, che ha
avuto 9.000visitatori nel 2012 e che per
quest’anno prevede un pubblico molto
più numeroso. Maurizio Cancelli porterà
il suo lavoro “Villaggio-Terra”.
L’evento di Ginevra è per lei una
grande opportunità per far conoscere
il suo lavoro “Villaggio-Terra”, ne è
soddisfatto? Di cosa si tratta?
Sicuramente ne sono soddisfatto. La terra
reinventa la sua storia; dobbiamo salvarla
altrimenti distruggiamo la natura.
Cancelli ha il diritto di salvaguardare la
sua storia, la sua famiglia ed i suoi avi.
“Villaggio-Terra” è un parallelepipedo
tutto bianco (4.30×4.30×3), vi si accede
mediante due porte. Esso è completamente
disegnato con architetture in
prospettiva; villaggio globale del futuro.
C’è un tavolo con tante “cuccumelle”
con incisi i nomi dei paesi partecipanti
all’evento e contengono alimenti, oggetti
d’uso quotidiano, cose preziose, offerte e
doni. All’esterno un piccolo gregge a mostrare
il legame dell’uomo con l’animale.
Davanti alle porte dodici bastoni, tanti
quanti sono i personaggi presenti nelle
architetture umanistiche. Le scarpe da
lavoro invitano ad entrare ed all’interno
i visitatori calpesteranno la terra vera di
disegno di Italo Tomassoni
Cancelli; terra offerta dalla Comunanza
Agraria e donata all’UNCTAD. L’installazione
del “Villaggio-Terra” servirà per
esaltare i territori e far capire la loro
importanza.
Professore quando si va in montagna
ci si chiede: “Dov’è il popolo della
montagna?”, “La montagna è abbandonata?”.
Purtroppo sono decine di anni che percorro
i monti di Norcia, Sellano, Preci
e tutta la dorsale appenninica ma non
trovo più il suo popolo. Sono luoghi
incantati, fermi nel tempo, ma gli abitanti
sono scivolati a valle, nelle città.
Il popolo della montagna non c’è più!
Ma se muore la montagna prima dovrà
“crollare” la città! Perché essa ha dato
aria, acqua, verde per la sua vivibilità
ed è contraccambiata con smog, piogge
acide e veleni vari. I boschi sono stati
privati dei loro alberi secolari ed i suoi
prati brecciati. Tutti noi dobbiamo fare
i conti con i problemi della natura, della
montagna e dell’arte.
È notoria la tradizione del passaggio
degli Apostoli Pietro e Paolo cui è stret-
tamente connessa la sua famiglia e dei
suoi poteri traumaturgici. Ce ne parla?
-In questi ultimi anni più volte sono stato
invitato a testimoniare la tradizione
secolare della mia famiglia anche alla
luce degli scritti dello storico Michele
Faloci-Pulignani. Dopo la morte di mio
padre Marino qualcosa mi ha cambiato ,
“Non abbandonare casa”, “Segna anche
tu” : sempre mi ripeteva! I miei antenati
non erano colti, vivevano nella semplicità.
Nello stesso tempo però giravano
il mondo perché chiamati a “segnare”
i malati. I Cancelli non solo giravano il
mondo, ma erano parte di un “mondo”.
Hanno girato mezza Europa ottenendo
tante testimonianze di apprezzamento e di
fede. La tradizione dei Cancelli è questa:
“Uomini autentici che hanno vissuto
momenti duri, ma sempre testimoni di
tradizione e fede”. Quando, secondo la
tradizione, gli Apostoli Pietro e Paolo
sono entrati nella casa dei nostri avi sono
stati accolti, non gli è stato richiesto
niente, sono ripartiti dopo aver donato
la guarigione in nome di Dio. Grazie
alle offerte ricevute in ringraziamento dei
benefici ottenuti per intercessione degli
Apostoli i miei avi poterono costruire un
santuario. Erano per tutti i “guaritori
di Cancelli”.
Un aneddoto?
Un episodio che ricorda di aver sentito
raccontare anche Monsignor Antonio
Boncristiani Arcivescovo di Siena: un
incontro di un Cancelli con Papa Beato
Pio IX(Giovanni M. Mastai-Ferretti).
L’Episcopato Spoletino aveva chiamato
a Roma un capofamiglia dei Cancelli per
farsi “segnare” secondo la tradizione.
Meravigliato della semplicità dei gesti
della benedizione, non mancò di notare
: “Tutto qui?”. E Cancelli in modo secco
rispose: “Tocca aecce fede, Santità!”.
Quale sarà il futuro di questa pratica,
sopravviverà a scoperte e rivoluzioni?
Bisogna “aecce fede”!
La sua è un’eredità pesante?
Guarisce Dio e la fede in Lui.
Un suo messaggio?
Difendere la montagna! Il territorio è
un bene economico-civico e deve essere
vissuto e noi purtroppo oggi lo stiamo
distruggendo!
Ringrazio il professor Cancelli per la sua
disponibilità e simpatia e la sua umanità.

EDITORIALE di Alfredo Ottaviani

Tornare sul tema “Nuova statale 77”
per evidenziare che erano sorti problemi
in relazione alla sicurezza di
alcune gallerie del tracciato ed per la
questione dello svincolo di Scopoli,
ci sembra limitante rispetto alle vaste
problematiche che si pongono. Se
sembrano superati i problemi sulla sicurezza
(entro la fine dell’anno è prevista
l’apertura della nuova arteria),
per lo svincolo di Scopoli si devono
invece registrare battute d’arresto, che
hanno causato il giusto disappunto e
la protesta delle popolazioni residenti
e dell’ Amministrazione. Ricordo che
la nostra Associazione ha sempre sostenuto
l’importanza dal punto di vista
economico e della crescita della nostra
Città del completamento della SS 77,
in relazione al collegamento diretto
e rapido con l’area marchigiana. Ci
auguriamo che entro l’anno la SS 77
possa essere finalmente inaugurata e
che la questione dello svincolo trovi
una soluzione appagante. Ma ci sono
altri aspetti di particolare importanza
legati alla nuova arteria e che non mi
sembra siano stati oggetto di adeguato
approfondimento come quello inerente
il vecchio tracciato insieme alla
imprenscidibile istallazione della opportuna
e adeguata segnaletica. La SS
77 per quanto riguarda la direzione Civitanova
Marche – Foligno costituisce
un volano importante anche dal punto
di vista turistico e Foligno, essendo il
punto di arrivo, costituisce una vera e
propria Porta sull’Umbria. Il concreto
rischio è che senza una adeguata visibilità,
a mezzo di cartellonistica incisiva
e creativa lungo il percorso, chi
arriva a Foligno non se ne accorga e
vada in direzione Spoleto o Perugia,
non “vedendo” che di fronte c’è una
Città e, nell’ultimo tratto della strada,
entrando in Umbria, un comprensorio
da Colfiorito e tutta la Valle del Menotre
senza dubbio ricchi di arte, storia
e natura di straordinaria qualità, amorevolmente
custodito. Collocando secondo
un progetto ben preciso l’opportuna
segnaletica, il ritorno non potrà
che essere positivo. La Città e tutto il
territorio dell’area folignate, pur avendo
conservato una notevole qualità dal
punto di vista paesaggistico, ambientale,
storico, artistico, non hanno mai
avuto la dovuta valorizzazione verso
l’esterno, e quindi restano ai più sconosciuti.
Lavoriamo dunque tutti per
far conoscere e apprezzare i tanti tesori
di questa nostra bella terra.

Estate 2015 al M.A.C.

Sandra Remoli

Sono ormai diversi anni che dedichiamo un articolo estivo al Museo Archeologico di Colfiorito.
E’ sempre importante ricordare la straordinaria opportunità rappresentata dalla presenza, a pochi km dalla nostra città, di una località ricca di eccellenze storiche, artistiche, naturalistiche e gastronomiche come Colfiorito.
Quest’anno le proposte offerte dal M.A.C. hanno puntato a valorizzare anche i tanti siti circostanti, abbinando le visite alle degustazioni, scelta che si rivela sempre vincente, in quanto incontra il gradimento della gente, ben contenta di coniungare la cultura al gusto.
I siti interessati sono stati San Bartolomeo di Brogliano, il Castello di Popola, l’Eremo della Madonna del Sasso, Plestia e Mevale.

La Sirenide di Paolo Regio (1660) e il Quadriregio di Federico Frezzi

Maurizio Coccia

Recentemente incamerata dal Centro Studi Frezzi la riedizione, a cura di Anna Cerbo dell’Università di Napoli, del poema del vescovo napoletano che si rifà all’opera del letterato folignate.

Anna Cerbo, docente di Letteratura Italiana all’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”, ha recentemente curato l’edizione critica della seconda redazione (datata 1606) della Sirenide di Paolo Regio, un poema spirituale in ottave,accompagnato da un lungo Commento dello stesso Autore. Paolo Regio, nobile di Napoli (vi nacque nel 1541), giurista per studi, vedovo a ventitré anni, entrò nella vita ecclesiastica fino a scalare in breve tempo diversi gradini gerarchici. Fu vescovo di Vico Equense nel 1583 (qui morì nel 1607) e durante la sua ascesa si dedicò, anche attraverso la letteratura (di lui si ricordano diverse vite di santi), alla difesa della Controriforma. Quando Regio era in vita, nella sua Campania assistette al fiorire dell’apologia di Dante. L’interesse per l’opera dantesca giunse nell’Italia meridionale un po’ in ritardo rispetto ad altre aree della Penisola, ma, quando lo fece, vi penetrò con fecondità. Da Tommaso Campanella a Giulio Cortese, furono decine gli intellettuali che studiarono e commentarono la Commedia. In questo contesto si inserisce la Sirenide. Dov’è il legame con Foligno? Cosa ha spinto la Professoressa Cerbo a cercare presso il Centro Studi Frezzi materiale di consultazione e a donare poi allo stesso centro la sua opera? La pubblicazione della docente campana (oltre mille pagine, stampate dalla Sezione Romanza del Dipartimento di Studi Letterari, Linguistici e Comparati per i tipi dell’Orientale di Napoli) getta una nuova luce sulla diffusione e sulla conoscenza del Quadriregio di Federico Frezzi nell’Italia del Seicento. Sinora, infatti, il poema dei quattro regni del nostro concittadino, dopo fasi di buona fortuna fino al Primo Cinquecento (per oltre un secolo dalla sua compilazione, dunque) si credeva dovesse essere stato quasi dimenticato per lungo tempo, salvo ricomparire in un’edizione del 1725.Nella Sirenide di Paolo Regio, che è del 1606, quindi di due secoli posteriore rispetto al Quadriregio, a parte l’uso dell’ottava tassiana al posto della terzina di Dante e Frezzi, ritroviamo la stessa allegoria frezziana: il viaggio di un uomoattraverso quattro regni, guidato da Minerva, da Elia, da Enoc e dalla Caritàverso la salvezza. In più, Regio arricchisce la sua opera di un imponente autocommento, che la riedizione curata da Anna Cerbo finalmente ripropone e allega. In esso l’autore rivela le proprie fonti di ispirazione. Eppure, nonostante le palesi allusioni, il nostro Frezzi non compare, né la sua opera. Come mai? Certamente Regio conosceva – e bene – il Quadriregio, che quindi dovette avere anche nel Seicento maggiore circolazione di quanto non si credette;trae da esso e dalla Commedia di Dante ciò che gli serve per riproporre il viaggio salvifico in ottica controriformistica. E nella stessa ottica tridentina, tace le fonti quando gli sembrano inopportune. Per noi, al di là del gusto letterario, la Sirenide di Paolo Regio è un’opera che conferma il valore di Frezzi e di cui dunque plaudiamo la riedizione e il suo inserimento nelle biblioteche e nei centri di cultura folignati.

Alessandro Pagliacci, un uomo di pace

Franca Scarabattieri

La Pro Foligno, il club  Unesco – sezione di Foligno e Valle del Clitunno e l’Associazione Amici dell’Abbazia di Sassovivo hanno promosso un incontro tenutosi presso l’Abbazia di Sassovivo lo scorso 30 agosto. Cinque anni orsono, grazie all’interessamneto del club Unesco di Foligno, Santa Croce in Sassovivo è stato dichiarato monumento  testimone di una cultura di pace. Nel 2010 fu apposta una lapide che sottolinea non solo la qualità storico-artistica e ambientale del sito, ma anche la vocazione di pace alla quale l’Abbazia è rimasta fedele fin dalle sue origini.

Gli scavi archeologici e gli Amici di Sassovivo
La campagna di scavi archeologici  nei pressi dell’Abbazia – condotta sotto l’alta sorveglianza della  Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Umbria e della Soprintendenza delle Belle Arti e del Paesaggio dell’Umbria, con la direzione scientifica della Scuola di Specializzazione in Beni Architettonici e del Paesaggio del  l’Università la Sapienza di Roma – ha portato al ritrovamento di tombe della comunità monastica e di esponenti dell’aristocrazia e del clero. Grande merito va riconosciuto all’ archeologa Maria Romana Picuti che ormai da tempo si spende perché il “Medioevo” dell’Abbazia venga sempre più alla luce. Notevole è il supporto di Lia Barelli dell’Università La Sapienza di Roma la quale ha illustrato, insieme a Maria Romana Picuti, il lavoro di scavo e di recupero fin qui fatto e quanto ancora ci sia da scoprire. Notevole d’interesse è sapere che giovani studenti giungono anche da fuori Italia per partecipare al ritrovamento di tanti reperti. Agli Amici di Sassovivo è spettato il gradevole compito di illustrare la forte attenzione intorno agli scavi e all’intero complesso naturalistico, storico, monumentale.

L’avv. Vittorio Gasparrini per l’Unesco
In un contesto territoriale così fortemente connotato si è  inserito in maniera strettamenhte consequenziale  il club Unesco di Foligno e Valle del Clitunno che ha invitato  l’avv. Vittorio Gasparrini, Consigliere Nazionale F.I.C.L.U. e Presidente del Centro Unesco di Firenze, a intrattenere gli ospiti delle tre associazioni sul tema: Origine, finalità e impegno dei monumenti testimoni di una cultura di pace.
L’importanza di proteggere i monumenti, quale che sia la loro origine e struttura, è stato l’accorato richiamo della vicesindaco Rita Barbetti affinchè la comunità internazionale si mobilti e intervenga contro i continui scempi perpretati in Siria e comunque nell’area mediorientale.

Alessandro Pagliacci un uomo per la pace
La Pro Foligno che, come ha affermato Rita Fanelli Marini in rappresentanza del Presidente, è una proloco che si rivolge ad un ambito territoriale vasto, ha partecipato ad un incontro così ricco culturalmente e socialmente, in cui la parola Pace ha fatto da linea  guida, proponendo un folignate di notevole spessore al quale si addice il riconoscimento di folignate che si è particolarmnte impegnato a favore della pace.
La targa è stata attribuita a Alessandro Pagliacci che dal 2003 al 2006 si adoperò per fronteggiare la situazione postbellica esistente in Iraq. Il sistema sanitario era stato praticamente distrutto dalla guerra per cui furono individuate due fasi distinte per intervenire, dapprima in un ospedale attendato, poi in locali idonei all’interno del Medical City Hospital di Bagdad.
Il dott. Alessandro Pagliacci, Colonnello Medico in congedo del Corpo Militare della C.R.I. , fu richiamato in servizio per una prima fase di allestimento e organizzazione dell’ospedale e in seguito per porre le basi per nuovi progetti sanitari quali un centro grandi ustionati, un centro di cardiochirurgia infantile, un centro per la cura delle talassemie con possibilità di trapianto di midollo e un centro di pronto soccorso.
Grande merito va riconosciuto ad Alessandro Pagliacci per l’operazione condotta fra tante difficoltà e che ha prodotto frutti cospicui. Nel ricevere la targa ha affermato che nella vita ha cercato di mettere in pratica gli insegnamenti della madre. In Irak si rischiava la vita, ma senza correre rischi la vita non è appagante. E ha concluso: Fuori c’era la guerra , ma noi vivevamo in un’isola di pace perché eravamo lì per mettere in pratica la parola “Caritas”.