Nel corso dei suoi cento anni, la Pro Foligno ha vissuto inevitabilmente eventi fortunati incrociati con momenti di difficoltà. Al di là dei singoli eventi, rimangono tuttavia le pietre miliari che la Pro Foligno ha lasciato in custodia alla città. Già nel 1906 ebbe a compiere una operazione coraggiosa con la fondazione della associazione di pubblica assistenza “Croce Bianca”. Continua...

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Strade, ferrovie, aeroporti. Il nuovo Piano Regionale dei Trasporti (di Paolo Battaglini)

Con la presentazione del Piano Regionale
dei Trasporti 2014-2024 il tema dello
sviluppo della rete ferroviaria è tornato
in primo piano. Entrando nel merito dei
contenuti, sotto l’aspetto dell’assetto
del trasporto ferroviario, questo si
caratterizza per due temi prioritari uno
il collegamento con la rete dell’alta
velocità e l’altro la valorizzazione e
il potenziamento dell’Aeroporto San
Francesco. Il tema del collegamento
all’alta velocità, se da una parte se
ne auspica una rapida realizzazione
dall’altra desta allarme in molti territori
della nostra regione in quanto si torna
a parlare di un collegamento sull’asse
Perugia – Fossato di Vico, che porterebbe
ad una maginalizzazione dei territori
di Valtopina, Nocera Umbra e Gualdo
Tadino e ad un depotenziamento
significativo del nodo di Foligno. Questo
depotenziamento, in termini di flussi di
traffico, avrebbe la stessa caratteristica di
quello che prossimamente vivremo con il
completamento del progetto Quadrilatero
in cui il tracciato posto a nord prevarrà,
entro breve tempo, su quello della SS 77
essendo il primo un collegamento diretto
e meglio servito con Roma e quindi con il
Tirreno grazie alla E45 mentre l’altro avrà
un ruolo prevalentemente interregionale.
Pertanto, in un prossimo futuro, la stessa
situazione si verrebbe a creare per la linea
ferroviaria di collegamento trasversale
Tirreno-Adriatico, una volta che fosse
attuata l’ipotesi della Perugia- Fossato
di Vico. Proprio su questa eventualità
i Sindaci dei territori che verrebbero
danneggiati e le stesse comunità locali
tramite le associazioni hanno manifestato
nel tempo il loro disappunto nelle varie
sedi istituzionali e sui media. Questa
preoccupazione sembra tornare alla
ribalta in base a quanto previsto nelle
politiche-azioni legate agli obiettivi
contenuti nel Piano Regionale dei
Trasporti che, se da un lato conferma
in via prioritaria il raddoppio della
linea Orte – Falconara nel tratto Terni –
Spoleto, dall’altra per il tratto Foligno
– Fabriano ne prevede la promozione
previo studio sulle possibili alternative
di tracciato. Ed è proprio sullo studio
di possibili alternative di tracciato che
si addensano le preoccupazioni. Per
l’aeroporto regionale di San Francesco,
se si vuole svilupparne le potenzialità,
la rapidità e frequenza dei collegamenti
anche ferroviari è fondamentale. La
soluzione va ricercata nella creazione
di una metropolitana leggera che trovi
lungo l’asse Spoleto – Foligno – Perugia
il suo punto di forza e che avrebbe anche
l’indiscutibile pregio di decongestionare
significativamente la viabilità su gomma
intorno a Perugia specie rispetto al
traffico di tipo pendolare riducendo
così l’inquinamento. In definitiva l’asse
portante della rete ferroviaria a scala
nazionale dovrebbe puntare ancora sul
completamento del raddoppio totale
dell’attuale tracciato della linea Orte –
Falconara come collegamento tra Tirreno
e Adriatico in sintonia con l’assetto
consolidato della rete stradale nazionale
strutturata sulle due dorsali autostradali
costiere e su trasversali che non possono
certamente essere troppo ravvicinate
in quanto si farebbero concorrenza tra
loro. Per il potenziamento dell’aeroporto
di San Francesco la realizzazione,
della metropolitana leggera sull’asse
Spoleto – Foligno – Perugia sarebbe una
solida base per il suo sviluppo, per un
miglioramento dei trasporti interni alla
regione e il presupposto per l’attacco della
rete ferroviaria umbra all’alta velocità,
prevedendone l’estensione fino alla
stazione dell’AV una volta individuata
la sua localizzazione che, speriamo sia
il più vicino possibile alla linea Foligno-
Terontola e che coinvolga anche il bacino
di utenza della bassa Toscana per dare
sostenibilità al progetto. Da ultimo un
altro punto che sembra trascurato nel
Piano Regionale dei Trasporti 2014-2024
è il ruolo dell’aeroporto di Foligno che,
visti anche i recenti investimenti per
la realizzazione della pista, non viene
menzionato mentre invece oltre al ruolo
conferitogli nell’ambito della Protezione
Civile potrebbe sviluppare anche quello
di scalo merci, attesa la realizzazione,
speriamo presto, della piastra logistica
di Foligno che, insieme a quella già
realizzata in parte a Città di Castello
e a quella di Terni-Narni, dovrebbero
essere i punti di forza del settore merci
della nostra regione. La localizzazione
della piastra logistica di Foligno ha una
posizione particolarmente interessante
in quanto è posta tra la ferrovia, con
cui è previsto il collegamento, la
SS3-SS77 e l’aeroporto e che vede in
questo ultimo un notevole potenziale
di sviluppo specie nel coinvolgimento
della logistica privata, che non andrebbe
trascurato nel Piano Regionale del
Traffico sia pure in una prospettiva
proiettata in tempi forse più lunghi.

1903 Alle Fonti del Clitunno in bicicletta (di Elvira Luisa Remoli)

Antica e ricca di novità la storia del Touring
Club Italiano che fin dalla fondazione si
è occupato di far viaggiare gli Italiani.
Fino all’inizio del ‘900 la disponibilità
di materiale cartografico
per i viaggi
è stata carente e
poco precisa, allora
il TCI tra il 1906 e il
1913, grazie al contributo
volontario
di tanti soci stipula
una Carta d’Italia in
scala 250.000. Nel
1914 inizia anche la
pubblicazione della
Guida d’Italia che
ultimata si comporrà
di ben sedici
volumi, le famose
“Guide rosse”. Poi
dal 1917 saranno disponibili per coloro che
amano conoscere il nostro Paese anche i fascicoli
“Le vie d’Italia”. Una serie dunque
di prezioso materiale utile al viaggiatore
per bearsi delle meraviglie dello Stivale
ed un lavoro tanto intenso da indurre il
Touring Club Italia a fondare una sede
adeguata a Milano in Corso Italia, tuttora
in attività. Tutte le notizie sopra riportate
le abbiamo lette in una rivista di turismo
uscita di recente e ci hanno colpito, tanto da
riportarle nel Bollettino della Pro Foligno
perché sono corredate da belle e antiche
fotografie. Tra queste ne abbiamo trovata
una, che pubblichiamo, che mostra un
numeroso gruppo di soci folignati del TCI
scattata durante una gita in bicicletta “fuori
porta” alle Fonti del Clitunno nel 1903.

La Divina Commedia torna a casa (di Piero Lai)

Nel 1865, celebrandosi i seicento anni
dalla nascita di Dante Alighieri, a soli
quattro anni dall’unità d’Italia, venne
apposta in Palazzo Orfini su Piazza della
Repubblica un’iscrizione marmorea
che ricordava come in quel palazzo
venne per la prima volta stampata e
divulgata al mondo la Divina Commedia.
Cent’anni dopo, nel 1965 la Biblioteca
Corsiniana di Roma, realizzò per la
prima volta una riproduzione in facsimile
della Commedia di Dante stampata a
Foligno. Quest’anno, ricorrendo i 750
anni dalla nascita del divino poeta, il
Comitato di coordinamento per lo studio
e la promozione dell’evento folignate,
ha organizzato il rientro a casa di una
delle trentatre copie superstiti dell’Editio
princeps, quella della Biblioteca Angelica
di Roma. Così a Palazzo Orfini, nel Museo
della Stampa, la Divina Commedia sarà
ospitata dal 21 al 29 novembre prossimi
accanto al De Bello Italico ed alle Epistolae
ad Familiares. L’orario dell’esposizione
straordinaria è fissato dalle ore 9.00 alle
ore 19.00. L’ingresso sarà gratuito. L’11
aprile del 1472 viene stampata a Foligno
dal prototipografo maguntino Giovanni
Numeister insieme ad Evangelista
Angelini di Trevi e con la collaborazione
dello zecchiere folignate Emiliano Orfini,
l’editio princeps della Divina Commedia
di Dante Alighieri. La diaspora dei primi
tipografi tedeschi dopo il sacco di Magonza
del 1462 porta molti di essi a percorrere
l’Italia, ricca e culturalmente avanzata,
alla ricerca di mecenati, principi, vescovi,
comunità, imprenditori che potessero
finanziare la nuova rivoluzionaria arte
della scrittura artificiale. Uno di questi
prototipografi Johann Numeister, allievo di
Johann Gutenberg, con alcuni compagni,
è a Foligno, sembra nel 1463, come
copista di manoscritti. L’arte segreta
trova i suoi mecenati nei fratelli Mariotto
ed Emiliano Orfini, nobili imprenditori
folignati. Emiliano, orafo e zecchiere
pontificio, presta le sue alte qualità di
incisore al disegno delle lettere per la
stampa. La società tipografica folignate
imprime nel 1470 il De bello italico
adversus Gothos dell’aretino Leonardo
Bruni, l’anno seguente le Epistolae ad
familiares di Cicerone e, l’11 aprile 1472,
la prima edizione della Divina Commedia
in cui si sottoscrive anche Evangelista
Angelini di Trevi, abitante in Foligno,
ultimo apporto alla società editoriale.
L’esemplare usato nella stampa della
Divina Commedia di Foligno è stato
individuato nel manoscritto trecentesco
conservato nella Biblioteca del Seminario
di Belluno, il cosiddetto Lolliniano 35,
appartenente ai Danti del Cento, un
gruppo di manoscritti trecenteschi della
Divina Commedia, ascrivibili all’officina
scrittoria di Francesco di ser Nardo da
Barberino, di cui si narra che “con cento
Danti ch’egli scrisse maritò non so quante
figliole”. Il 27 agosto 1911 Gabriele
D’Annunzio pubblicava sul Corriere
della sera un articolo straordinario che
rievocava il momento della stampa
a Foligno della prima edizione della
Divina Commedia. Quando, anche i
più sensibili cultori dell’umanesimo,
nutrivano dubbi sulla nuova invenzione
tedesca che invadeva l’Italia “un orafo
e zecchiere di Foligno, pratico in
intagli di acciari e in istampe di conii,
chiamato Emiliano Orfini, primo fermò
il pensiero di mettere in torchio il poema
di Dante”. Immagina, l’immaginifico,
che una sera a Roma in una bottega in
via Delle Coppelle, il folignate incontrò
un omaccino di Colonia che portava
un pellicciotto rossigno ed una berretta
lunga che gli ricadeva sugli occhi. Era lo
stampatore Giovanni Numeister. Divenuto
socio dello zecchiere umbro il maestro
renano, sulla riva del Topino, fondò la
stamperia memorabile da cui doveva
uscire il primo esemplare impresso della
Divina Commedia. Pensa D’Annunzio che
quell’11 Aprile 1472 fossero presenti nel
Palazzo Orfini tutti i rappresentanti della
cultura umanistica folignate: Cantalicio,
Sigismondo de Comitibus, Marco da
Rasiglia, Michelangelo Grilli, Antonio
Bettini, L’Alunno. Con la consapevolezza
di essere nel posto giusto al momento
giusto, mentre assistevano ad un evento
che rappresentava la risposta più bella
alla loro ansia di novità: “Penso che tutti
tacessero, e che non s’udisse quivi se non
stridere il legno tra mastio e chiocciola,
fuori garrire qualche balestruccio, e
l’infinito anelito della primavera a
quando a quando. Mi sembra che nella
loro inconsapevolezza dovessero almen
sentire l’ansia d’una vita nuova, la
rinascita d’una grande cosa occulta, e
quella immobilità che è nell’asse quando
la ruota gira, potendo quel punto della
città murata apparir quasi centro ideale
dell’Italia bella in quella guisa che l’onfalo
di Delfo era fatto centro del greco mondo.”

EDITORIALE di Alfredo Ottaviani

Piano piano… è il caso di dirlo, il nostro
Centro Storico, dopo le ripavimentazioni
e i recuperi di importanti
monumenti ed edifici storici, potrà
annoverare presto la magnificenza
delle “Conce” restuite alla loro antica
bellezza. Il porticato delle Conce,
come è noto, nel medioevo era sede
di piccole botteghe artigianali e commerciali,
che espletavano la fiorente
attività di Conceria, allora preminente.
Da qui il nome delle “Conce”. Sotto
gli archi delle Conce erano attivi
infatti mulini a grano, cererie, saponerie,
concerie, tintorie, mentre nei
locali superiori si asciugavano pelli
e tabacco in foglie. Oggi il porticato
rappresenta uno spaccato di Foligno,
integro nella sua fisionomia, suggestivo
per il visitatore che ha modo
di percorrere la via, che si affaccia
sul Topinello o Canale dei Molini.
La presenza a lato di due parcheggi
fa sì che le “Conce” siano una vera e
propria porta d’ingresso nella nostra
Città per visitatori e turisti. Ma non
solo, sul porticato si affaccia una delle
più belle taverne della Città, aperta
in occasione della Giostra delle Quintana
e dei Primi d’Italia. Il porticato
restaurato negli ultimi anni a seguito
del recupero post-sismico, ad un
certo punto s’interrompe. Al di là di
questa interruzione, regna un degrado
che persiste purtroppo da tempo. È
di questi giorni la notizia che l’Amministrazione
Comunale ha stanziato
tredici milioni di euro per le opere
pubbliche per il prossimo triennio;
anche le Conce sono nel programma.
Si prevedono infatti, come dichiarato
dall’Assessore ai lavori pubblici Graziano
Angeli, “lavori di rivitalizzazione
dell’ultima parte delle Conce,
dove ci sono state segnalate situazioni
di degrado, non ultimo l’incendio che
mesi orsono provocò anche una intossicazione”.
Non possiamo che manifestare
la soddisfazione della nostra
Associazione per l’intervento dell’
Amministrazione Comunale, finalizzato
a completare il recupero della
via che è fra le più suggesttive della
nostra Città e che, come detto, può
essere un attraente biglietto da visita
per coloro che vorranno godere delle
tante testimonianze di arte, storia e
vita vissuta che la città offre.

“Le Perle eLette” Un ciclo di incontri nella Sala Convegni della Biblioteca Jacobilli (di Isella Remoli)

“Le Perle (e) Lette”: un’ottima occasione
di arricchimento culturale ideata
per conoscere, o approfondire la conoscenza,
dei grandi della Letteratura.
Monsignor Dante Cesarini, direttore
della Biblioteca Jacobilli e ideatore del
ciclo di incontri pomeridiani che si articolerà
fino alla fine dell’anno e oltre,
nel salutare il folto pubblico presente,
ha spiegato che si procederà con letture
ad alta voce per percorrere un itinerario
ideale verso Atene (una nuova “Salita
all’Aeropago”), per giungere con Agostino
a Gerusalemme. Sabato 17 ottobre,
durante il secondo incontro (nel primo si
è parlato di Franz Kafka), abbiamo seguito
una magistrale lezione sulla figura
di Agostino di Ippona e sulla sua corposa
ed eletta opera, grazie alla esposizione
chiara e suadente del giovane relatore,
monsignor Matteo Monfrinotti, profondo
conoscitore del pensiero agostiniano
e, come è emerso durante la sua dotta
esposizione, estimatore e discepolo del
vescovo di Ippona. Il professore ha
subito chiarito che per conoscere ed
amare Agostino dobbiamo innanzitutto
recuperare le coordinate fondamentali
della sua esistenza, non tanto per quanto
concerne eventi o periodo storico, ma
per la sua stessa esperienza di vita. Ha
tracciato un excursus dei momenti che
hanno segnato Agostino, dal suo nascere
in un particolare contesto con la costante
presenza della mamma Monica, fino alla
vita da studente libertino a Cartagine e
al viaggio in Italia (Roma – Milano) con
l’incontro che illuminerà il resto della
sua esistenza. Agostino è un cultore
delle lettere: da giovane studente si appassiona
a Cicerone e al suo “Ortensio”,
ne è affascinato ma poi torna ai ludici
giochi; passa alla ricerca della Filosofia
e si dedica ai neoplatonici. Tutto questo
lo aiuta a ragionare, ad argomentare, ma
resta inquieto: la serenità è di là da venire
… La salvezza arriva quando nel suo
ameno giardino in Brianza, con l’aiuto
di Simpliciano, scopre Paolo e assapora
le sue Lettere. Con l’Apostolo Agostino
conosce un testimone dell’umanità di
Cristo e allora scompaiono ambiguità e
inquietitudine: viene accolta la Grazia.
Il Santo di Ippona è un autore fecondo,
nelle Confessioni narra senza indugi,
con candore il suo cammino verso la
conoscenza e la pace, racconta “le orribili
brutture” della sua vita giovanile a Cartagine.
Sente l’inutilità di una vita dedita
ai piaceri della carne, comprende quanto
i suoi successi di retore applaudito siano
insufficienti al suo spirito inquieto in
cerca di serenità. Quando si avvicina ad
Ambrogio, dal quale si sente trascurato,
e a Simpliciano sente la salvezza vicina:
la conversione nel 386 e il battesimo nel
387 gli doneranno la felicità: ha finalmente
raggiunto il gusto di pensare a Dio
e con Lui parlare, ne coglie l’essenza e
trova il rimedio alla sua tristezza. Agostino
è un grande testimone dell’amore
di Dio, la sua opera parla alla nostra vita
e ci indica il cammino per diventare veri
cristiani. Quanta fatica per noi, come per
Agostino, diventare veri credenti, essere
catturati da Dio che è Verità e Amore!
Intense le ore trascorse insieme al professor
Matteo Monfrinotti (e impossibile
esporle in una semplice paginetta) durante
le quali abbiamo anche ascoltato
l’esperienza di fede di Walter Matergia
e le sue riflessioni sulle Confessioni intercalate
dalla lettura di brani agostiniani
recitati da una giovane e brava lettrice.
I pomeriggi alla Jacobilli si ripeteranno
nei prossimi mesi con l’ascolto della vita
e dell’opera di molti altri grandi della
Letteratura. Consigliamo di non perderli.
Nel Bollettino della Pro Foligno ne pubblicheremo
di volta in volta il calendario.

Gli Amici della Musica Oratorio all’Oratorio del Crocefisso (di Franca Trubbianelli Scarabattieri)

Così adiacente all’Auditorium, l’Oratorio
del Crocefisso è stato atteso a lungo
perché fosse riaperto e ammirato nei suoi
bellissimi stucchi barocchi. Finalmente
c’è stata l’inaugurazione e gli Amici
della Musica si sono adoperati perché
al suo interno avesse luogo un concerto
di musica da camera. Il pomeriggio è
stato introdotto dal musicologo Stefano
Ragni che, da par suo, ha narrato
episodi della vita personale e musicale
di Beethoven. Poi, David Simonacci
al violino, Lorenzo Rundo alla viola,
Marco Simonacci al violoncello si
sono esibiti in brani di musica per archi
di Beethoven davanti ad una platea
competente e attenta. L’ambiente,
luminoso e raccolto, è davvero perfetto
per esecuzioni di questo genere come
ha sostenuto il direttore artistico degli
Amici della Musica, Marco Scolastra,
che da molto tempo si spende perché
la musica colta giunga ad un pubblico
sempre più ampio e consapevole.

L’Umbria, in particolare, su due ruote (di Luca Radi)

Se osservi l’Umbria nel particolare vedi
un’altra terra. Puoi annusare il profumo
del fieno appena tagliato oppure di quelle
erbe che crescono spontanee all’incrocio
tra una strada sterrata ed un campo incolto;
puoi assaporare i piatti gustosi, che
non gli chef iperstellati ma le mamme
innamorate della propria terra, preparano
con tanta cura e vera dedizione; puoi
ascoltare il suono felice delle campane
della domenica mattina, il chiacchiericcio
buono sui vicoli del borgo, il belare
della pecora seguito dal chicchirichì o
dallo starnazzare del pennuto sull’aia. Se
poi ti fermi per un attimo, puoi toccare la
corteccia spessa della quercia che divide,
come un tempo, un terreno di proprietà
da un altro, oppure prendere in mano un
grappolo d’uva matura, sentirne la bella
consistenza ed il dolce profumo. Se in
Umbria vai lentamente e senza la frenesia
di stare sopra ad un’automobile con
tanti cavalli o in sella per arrivare primo,
il dono più grande che puoi riceverne è
quello di Riuscire a Vedere.
Dico io, deviando dal Piccolo Principe,
che l’Essenziale è visibile agli occhi, se
questi hanno il tempo e la possibilità di
osservare.
Andando piano vedi anche il fiore e
l’insetto, ma soprattutto scopri la vera
anima di una terra.
Passando nei pressi di Montefalco ho
rivisto la vite maritata (la vite coltivata
arrampicata ad un albero di acero
campestre, invece che sui soliti pali di
cemento). Più giù tra Bevagna e Cannara,
c’era un’enorme pianta di fico e
sotto tre o quattro porcelli in un recinto
fatto di stecche di legno che mangiavano
i dolci frutti caduti in terra. Mi
è tornato in mente che già i latini, in
queste terre, usavano questa tecnica di
allevamento sotto ficaie, per preparare
e dare un sapore migliore alla carne del
maiale (soprattutto al fegato che, infatti,
deriva dal latino ficatum) e quindi alla
sua lavorazione che ha inizio nel mese
di dicembre.
La Francescana, la ciclostorica che
partendo da Foligno raggiunge i più bei
borghi dell’Umbria passando per strade
bianche e attraversando le vie di campagna,
lontane dal traffico, è tutto questo.
Certo ho visto anche spingere forte sui
pedali e sudare per riuscire a terminare
quel lungo percorso e quella salita, ma
poi dietro alla curva ho rivisto il sorriso,
oppure una mano spingere la spalla della
compagna di percorso, per alleviarle un
pò di fatica; ho visto persone fermarsi per
aiutare l’amico (conosciuto quello stesso
giorno) a ricucire una catena strappata o
una camera d’aria bucata.
Eh si, chi partecipa (e parteciperà) a La
Francescana è anche uno sportivo di alto
livello, capace di imprese sensazionali,
ma in quel giorno decide di stare con se
stesso, con la propria anima, rispolverando
una vecchia bicicletta dimenticata in
cantina. L’Umbria è un territorio unico,
che ha necessità di essere scoperto o
riscoperto grazie anche ad un ciclismo
diverso in cui la classifica e la tecnologia
del mezzo non fanno da padrone; un
ciclismo che guarda passato, presente e
futuro dando spazio all’uomo, ai luoghi,
alla bellezza che ci circonda.
Noi siamo già al lavoro per farvi vivere
una nuova bella esperienza qui nella
nostra terra.

La Francescana, successo per la prima edizione della 1a ciclostorica dell’Umbria

Grande successo di pubblico e di partecipanti
per la prima ciclostorica “La
Francescana” organizzata da Asd La
Francescana di Foligno, sabato e domenica
scorsa.
Nel corso dei due giorni, si sono concentrati
a Foligno, una serie di eventi legati
al settore del ciclismo storico.
Apprezzatissima la mostra di bici d’epoca,
con pezzi importantissimi della
collezione Trevisan, tra cui biciclette
appartenute al grande Fausto Coppi.
Il mercatino dei pezzi di ricambio e di
bici d’epoca, in piazza dellla Repubblica,
ha richiamato moltissimi appassionati.
La Francescana, per la sua prima edizione,
ha avuto il patrocinio del Giro
d’Italia d’Epoca, con la presenza della
vicepresidente Michela Piccioni; della
Federazione Ciclistica Italiana Comitato
regionale Umbria con il presidente Carlo
Roscini, ed il patrocinio di prestigiosi enti
come Expo 2015, Regione dell’Umbria,
Provincia di Perugia e tutti i comuni
attraversati dalla rievocazione storica:
Foligno, Trevi, Montefalco, Bevagna,
Cannara, Assisi e Spello.
Grande successo della ciclostorica,
anche grazie ai ricchi e numerosi punti
di ristoro allestiti dalla Cantina Arnaldo
Caprai, dal Comune di Cannara e dalla
sua Pro Loco, dalla ProLoco di Cantalupo
Castelbuono, ed il ristoro organizzato
dalla Asd La Francescana presso il lago
Aiso di Bevagna.
Nei due giorni dedicati al cicloturismo
storico, un momento particolarmente
sentito è stato quello dell’apposizione
della targa presso il parco dei Canapè
di Foligno, in ricordo del passato che
questo parco ebbe tra il 1889 ed il 1930
come velodromo. Qui si svolgevano gare
Un giorno la mia curiosità mi portó in una
libreria antiquaria di Londra. Li impolverato,
tra altri mille ritagli di riviste e vecchi
libri, trovai un articolo originale del 1884,
scritto da Elisabeth Robins arricchito dai
bellissimi disegni di suo marito Joseph
Pennell. Il lungo articolo raccontava del
grand tour che i due giovani sposi fecero,
proprio nel 1884, in Italia con il loro triciclo.
Partirono da Firenze ed attraversando
meravigliose ed intatte città della Toscana,
dell’Umbria e del Lazio, terminarono il loro
viaggio a Roma. Nel loro diario di viaggio,
viene descritto, a parole e con disegni stupendi,
il “primo” Giro d’Italia in bicicletta…
anzi scusate in triciclo! Comprai quella
rivista del 1884, da cui abbiamo ripreso il
disegno di Joseph Pennel per l’immagine
della nostra 1^ Ciclostorica dell’Umbria.
a livello locale, regionale e nazionale e
nel 1925 in questo circuito vinse una
importante gara Costante Girardengo.
All’apposizione della targa, voluta da
Comune di Foligno, ProFoligno, Asd
La Francescana e Federazione Ciclistica
Italiana, erano presenti la nipote
del campionissimo, la signora Costanza
Girardengo e la pronipote Michela,
che hanno ricordato il nonno ed hanno
scoperto la targa; presenti l’assessore
Emiliano Belmonte, il presidente di
Federciclismo Umbria Carlo Roscini,
il presidente della Pro Foligno Alfredo
Ottaviani, il vicepresidente della Pro Foligno
Luca Radi, il presidente della Asd
La Francescana Fabio Di Carlo ed il suo
vice Daniele Clementi, la vicepresidente
Giro d’Italia d’Epoca ed il consigliere
Gabrio Spapperi.

Ma quando riaprirete la Madonna delle Grazie (di Maria Edvige Benedetti Placchesi)

Pomeriggio di un agosto bollente, “odio
l’estate” , questa in modo particolare;
cerco rifugio nel seminterrato di casa e
decido di risistemare il “Nazareno and
friends”, come chiamo la raccolta di
santini: due album piuttosto affollati e
caotici. Dal primo, dedicato al Titolare
e a Sua Madre, in duplice copia affiora
un’immaginetta “seppiata” come un dagherrotipo:
“IMMAGINE DI MARIA
SS. DELLE GRAZIE CHE SI VENERA
A FOLIGNO”, dietro: una preghiera che
assicura “50 giorni d’indulgenza” ed è a
firma Siro Silvestri, Vescovo … si risale
alla mia remota adolescenza, alla metà
del secolo scorso … L’immagine presenta
un affresco di fattura non eccelsa:
in una “mandorla”sostenuta da quattro
piccoli angeli la Vergine, seduta in trono
accanto al Figlio, poggia il capo sulla
spalla sinistra di Lui, la Sua mano destra
si posa sulla Sua spalla destra mentre la
sinistra si unisce alla destra di Lui sul
davanti delle due figure allacciate perché
la mano sinistra del Cristo circonda
le spalle della Madre. Ai loro piedi, a
sinistra di chi guarda, Giovanni Battista
inalbera i suoi cernecchi arruffati e a
destra un altro santo meno distinguibile
… dagli attributi forse Giacomo minore.
Niente “deesis” bizantina ma una scena,
nonostante il trono, famigliare e domestica:
una Madre che chiede qualcosa a
Suo Figlio … La Madonna delle grazie
… Io abito in via Madonna delle grazie,
da anni ho chiesto al Comune il ripristino
della targa con il nome a Porta Todi:
la grande lastra di marmo con la scritta
incisa “Via delle grazie”, a cui una frettolosa
pennellata di vernice nera passata a
normografo aveva aggiunto “Madonna”,
è sparita all’arrivo della Banca Toscana
e non è più ricomparsa. Da tre anni mi
è stato diagnosticato il diabete e ogni
giorno devo espletare quella che chiamo
“l’ora del criceto”: una camminata
a passo svelto che mi fa sentire tanto
criceto nella ruotina della gabbia, passo
perciò spesso davanti alla chiesa seguendo
le varie fasi: prima danneggiata
dal terremoto, poi imprigionata dalle
impalcature, ora libera ma con la statua,
sulla facciata neogotica, della Madre e
del Bambino che hanno letteralmente
“perso la faccia”, la porta ostinatamente
chiusa, le finestre oscurate. La pietà
popolare non demorde: sulla finestra a
sinistra ci sono piante e lumini, su quella
di destra un’ asparagina volenterosa si è
arrampicata di buona lena, ma una volta
almeno si poteva vedere l’interno dalle
due finestre, ora nemmeno più quello …
Con l’improntitudine che mi distingue
ho abbordato il Vescovo, incontrandolo
per caso in via Gramsci: “Ma quando
riaprirete la Madonna delle grazie?” “Mi
mancano i preti … “, “Così imparate a
rifiutare le donne …” . Se si deve chiedere
una cosa l’approccio non è dei più
indicati ma in fondo non chiedo molto:
la riapertura delle finestre sulla facciata,
una messa l’anno … io ricordo una festa,
una specie di piccola fiera con qualche
bancarella, forse i fuochi artificiali …
Dopo la diagnosi del diabete i miei rapporti
con il Padre, sempre dialettici, sono
ulteriormente degenerati e oramai siamo
ai ferri corti ma per la Madre e il Figlio
conservo la più alta stima e profonda tenerezza:
Loro le mani se le sono sporcate
con questo mondaccio! Il Vescovo perfino
mi ringrazia per avergli ricordato la
cosa e, visto il mio attacco, devo dire che
mi sembra seriamente avviato alla santità
… Sessantatre anni fa l’amico più caro
di mio padre che, ricoverato in ospedale,
sembrava non dover arrivare al mattino,
riportando a casa il suo pigiama zuppo di
sudore (“sembrava la sacra sindone” diceva
mamma) fermò la bicicletta davanti
alla chiesa, entrò e mostrò alla Madonna
quei panni dicendoLe: “Questo c’ha due
figli piccoli … mettici le mani Tu …” E
Lei le mani ce le deve aver messe perché
papà ce la fece. Per questo mi piacerebbe
rivedere la chiesa aperta qualche volta,
per poter parlare con la Madonna a
quattr’occhi, scambiare con Lei qualche
confidenza e qualche consiglio: in fondo
siamo entrambe titolari di famiglie un
bel po’ problematiche … la Sua certo
molto, ma molto, più allargata della
mia … ma si sa, tra donne ci si capisce.

Uomini e fornaci (di Rita Casciola Sebastiani)

Contenitore privilegiato per i cibi, le
bevande e i medicamenti, la ceramica
documenta la storia dell’uomo, la continuità
dei suoi insediamenti, l’evoluzione
della tecnologia e del gusto. Tra
tutti gli oggetti prodotti dall’uomo,
la terracotta ha resistito ai tempi e al
variare delle condizioni atmosferiche
come non è avvenuto per i metalli.
Nonostante la sua fragilità, frammenti
di cotto ritrovati nelle tombe antiche,
tra i rifiuti dei “butti”, nelle anse dei
fiumi e nei pozzi, nel mare, hanno
sfidato i millenni ed è grazie ai loro
ritrovamenti che si possono dare nome
e carattere a culture e civiltà. Proprio
per l’abbondanza di materia prima e la
facilità di lavorazione, per la capacità
di conservare la forma quando l’impasto
si secca, la ceramica è diventata
un importante oggetto d’uso fino ai
nostri giorni. Da sempre medicina e
farmacia usano contenitori in ceramica
che, tramite uno strato che ne garantisce
l’impermeabilità, sono in grado di
conservare ogni tipo di medicamento.
Famosi gli “Albarelli” grandi e piccoli
per la conservazione di unguenti, erbe,
polveri. Alla mensa dei frati forniture
di stoviglie, tra il 1355 e il 1362,
furono inviati dal vasaio grossista di
Deruta Cecce d’Alessandro, almeno
seimila pezzi tra brocche, gavatelli,
scodelle, piatti, anfore e vasi. Nel 1533
il mastro Giorgio Andreoli inviava
al monastero olivetano San Pietro in
Gubbio (lo serviva già da trenta anni)
il conto per la fornitura di cinquantaquattro
boccali da vino e da olio
e quarantuno tra mezzette e tazze in
ceramica non lustrata con i simboli di
Monte Oliveto. E’ antica la storia della
ceramica che già duemilacinquecento
anni fa impreziosiva le mense dei greci
con vasi dipinti. Ogni singolo pezzo
di ceramica, con stile diverso, racchiude
la storia e la cultura delle civiltà.