Nel corso dei suoi cento anni, la Pro Foligno ha vissuto inevitabilmente eventi fortunati incrociati con momenti di difficoltà. Al di là dei singoli eventi, rimangono tuttavia le pietre miliari che la Pro Foligno ha lasciato in custodia alla città. Già nel 1906 ebbe a compiere una operazione coraggiosa con la fondazione della associazione di pubblica assistenza “Croce Bianca”. Continua...

La Divina Commedia torna a casa (di Piero Lai)

Nel 1865, celebrandosi i seicento anni
dalla nascita di Dante Alighieri, a soli
quattro anni dall’unità d’Italia, venne
apposta in Palazzo Orfini su Piazza della
Repubblica un’iscrizione marmorea
che ricordava come in quel palazzo
venne per la prima volta stampata e
divulgata al mondo la Divina Commedia.
Cent’anni dopo, nel 1965 la Biblioteca
Corsiniana di Roma, realizzò per la
prima volta una riproduzione in facsimile
della Commedia di Dante stampata a
Foligno. Quest’anno, ricorrendo i 750
anni dalla nascita del divino poeta, il
Comitato di coordinamento per lo studio
e la promozione dell’evento folignate,
ha organizzato il rientro a casa di una
delle trentatre copie superstiti dell’Editio
princeps, quella della Biblioteca Angelica
di Roma. Così a Palazzo Orfini, nel Museo
della Stampa, la Divina Commedia sarà
ospitata dal 21 al 29 novembre prossimi
accanto al De Bello Italico ed alle Epistolae
ad Familiares. L’orario dell’esposizione
straordinaria è fissato dalle ore 9.00 alle
ore 19.00. L’ingresso sarà gratuito. L’11
aprile del 1472 viene stampata a Foligno
dal prototipografo maguntino Giovanni
Numeister insieme ad Evangelista
Angelini di Trevi e con la collaborazione
dello zecchiere folignate Emiliano Orfini,
l’editio princeps della Divina Commedia
di Dante Alighieri. La diaspora dei primi
tipografi tedeschi dopo il sacco di Magonza
del 1462 porta molti di essi a percorrere
l’Italia, ricca e culturalmente avanzata,
alla ricerca di mecenati, principi, vescovi,
comunità, imprenditori che potessero
finanziare la nuova rivoluzionaria arte
della scrittura artificiale. Uno di questi
prototipografi Johann Numeister, allievo di
Johann Gutenberg, con alcuni compagni,
è a Foligno, sembra nel 1463, come
copista di manoscritti. L’arte segreta
trova i suoi mecenati nei fratelli Mariotto
ed Emiliano Orfini, nobili imprenditori
folignati. Emiliano, orafo e zecchiere
pontificio, presta le sue alte qualità di
incisore al disegno delle lettere per la
stampa. La società tipografica folignate
imprime nel 1470 il De bello italico
adversus Gothos dell’aretino Leonardo
Bruni, l’anno seguente le Epistolae ad
familiares di Cicerone e, l’11 aprile 1472,
la prima edizione della Divina Commedia
in cui si sottoscrive anche Evangelista
Angelini di Trevi, abitante in Foligno,
ultimo apporto alla società editoriale.
L’esemplare usato nella stampa della
Divina Commedia di Foligno è stato
individuato nel manoscritto trecentesco
conservato nella Biblioteca del Seminario
di Belluno, il cosiddetto Lolliniano 35,
appartenente ai Danti del Cento, un
gruppo di manoscritti trecenteschi della
Divina Commedia, ascrivibili all’officina
scrittoria di Francesco di ser Nardo da
Barberino, di cui si narra che “con cento
Danti ch’egli scrisse maritò non so quante
figliole”. Il 27 agosto 1911 Gabriele
D’Annunzio pubblicava sul Corriere
della sera un articolo straordinario che
rievocava il momento della stampa
a Foligno della prima edizione della
Divina Commedia. Quando, anche i
più sensibili cultori dell’umanesimo,
nutrivano dubbi sulla nuova invenzione
tedesca che invadeva l’Italia “un orafo
e zecchiere di Foligno, pratico in
intagli di acciari e in istampe di conii,
chiamato Emiliano Orfini, primo fermò
il pensiero di mettere in torchio il poema
di Dante”. Immagina, l’immaginifico,
che una sera a Roma in una bottega in
via Delle Coppelle, il folignate incontrò
un omaccino di Colonia che portava
un pellicciotto rossigno ed una berretta
lunga che gli ricadeva sugli occhi. Era lo
stampatore Giovanni Numeister. Divenuto
socio dello zecchiere umbro il maestro
renano, sulla riva del Topino, fondò la
stamperia memorabile da cui doveva
uscire il primo esemplare impresso della
Divina Commedia. Pensa D’Annunzio che
quell’11 Aprile 1472 fossero presenti nel
Palazzo Orfini tutti i rappresentanti della
cultura umanistica folignate: Cantalicio,
Sigismondo de Comitibus, Marco da
Rasiglia, Michelangelo Grilli, Antonio
Bettini, L’Alunno. Con la consapevolezza
di essere nel posto giusto al momento
giusto, mentre assistevano ad un evento
che rappresentava la risposta più bella
alla loro ansia di novità: “Penso che tutti
tacessero, e che non s’udisse quivi se non
stridere il legno tra mastio e chiocciola,
fuori garrire qualche balestruccio, e
l’infinito anelito della primavera a
quando a quando. Mi sembra che nella
loro inconsapevolezza dovessero almen
sentire l’ansia d’una vita nuova, la
rinascita d’una grande cosa occulta, e
quella immobilità che è nell’asse quando
la ruota gira, potendo quel punto della
città murata apparir quasi centro ideale
dell’Italia bella in quella guisa che l’onfalo
di Delfo era fatto centro del greco mondo.”

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