Nel corso dei suoi cento anni, la Pro Foligno ha vissuto inevitabilmente eventi fortunati incrociati con momenti di difficoltà. Al di là dei singoli eventi, rimangono tuttavia le pietre miliari che la Pro Foligno ha lasciato in custodia alla città. Già nel 1906 ebbe a compiere una operazione coraggiosa con la fondazione della associazione di pubblica assistenza “Croce Bianca”. Continua...

ProFoligno Eventi

L’Umbria, in particolare, su due ruote (di Luca Radi)

Se osservi l’Umbria nel particolare vedi
un’altra terra. Puoi annusare il profumo
del fieno appena tagliato oppure di quelle
erbe che crescono spontanee all’incrocio
tra una strada sterrata ed un campo incolto;
puoi assaporare i piatti gustosi, che
non gli chef iperstellati ma le mamme
innamorate della propria terra, preparano
con tanta cura e vera dedizione; puoi
ascoltare il suono felice delle campane
della domenica mattina, il chiacchiericcio
buono sui vicoli del borgo, il belare
della pecora seguito dal chicchirichì o
dallo starnazzare del pennuto sull’aia. Se
poi ti fermi per un attimo, puoi toccare la
corteccia spessa della quercia che divide,
come un tempo, un terreno di proprietà
da un altro, oppure prendere in mano un
grappolo d’uva matura, sentirne la bella
consistenza ed il dolce profumo. Se in
Umbria vai lentamente e senza la frenesia
di stare sopra ad un’automobile con
tanti cavalli o in sella per arrivare primo,
il dono più grande che puoi riceverne è
quello di Riuscire a Vedere.
Dico io, deviando dal Piccolo Principe,
che l’Essenziale è visibile agli occhi, se
questi hanno il tempo e la possibilità di
osservare.
Andando piano vedi anche il fiore e
l’insetto, ma soprattutto scopri la vera
anima di una terra.
Passando nei pressi di Montefalco ho
rivisto la vite maritata (la vite coltivata
arrampicata ad un albero di acero
campestre, invece che sui soliti pali di
cemento). Più giù tra Bevagna e Cannara,
c’era un’enorme pianta di fico e
sotto tre o quattro porcelli in un recinto
fatto di stecche di legno che mangiavano
i dolci frutti caduti in terra. Mi
è tornato in mente che già i latini, in
queste terre, usavano questa tecnica di
allevamento sotto ficaie, per preparare
e dare un sapore migliore alla carne del
maiale (soprattutto al fegato che, infatti,
deriva dal latino ficatum) e quindi alla
sua lavorazione che ha inizio nel mese
di dicembre.
La Francescana, la ciclostorica che
partendo da Foligno raggiunge i più bei
borghi dell’Umbria passando per strade
bianche e attraversando le vie di campagna,
lontane dal traffico, è tutto questo.
Certo ho visto anche spingere forte sui
pedali e sudare per riuscire a terminare
quel lungo percorso e quella salita, ma
poi dietro alla curva ho rivisto il sorriso,
oppure una mano spingere la spalla della
compagna di percorso, per alleviarle un
pò di fatica; ho visto persone fermarsi per
aiutare l’amico (conosciuto quello stesso
giorno) a ricucire una catena strappata o
una camera d’aria bucata.
Eh si, chi partecipa (e parteciperà) a La
Francescana è anche uno sportivo di alto
livello, capace di imprese sensazionali,
ma in quel giorno decide di stare con se
stesso, con la propria anima, rispolverando
una vecchia bicicletta dimenticata in
cantina. L’Umbria è un territorio unico,
che ha necessità di essere scoperto o
riscoperto grazie anche ad un ciclismo
diverso in cui la classifica e la tecnologia
del mezzo non fanno da padrone; un
ciclismo che guarda passato, presente e
futuro dando spazio all’uomo, ai luoghi,
alla bellezza che ci circonda.
Noi siamo già al lavoro per farvi vivere
una nuova bella esperienza qui nella
nostra terra.

La Francescana, successo per la prima edizione della 1a ciclostorica dell’Umbria

Grande successo di pubblico e di partecipanti
per la prima ciclostorica “La
Francescana” organizzata da Asd La
Francescana di Foligno, sabato e domenica
scorsa.
Nel corso dei due giorni, si sono concentrati
a Foligno, una serie di eventi legati
al settore del ciclismo storico.
Apprezzatissima la mostra di bici d’epoca,
con pezzi importantissimi della
collezione Trevisan, tra cui biciclette
appartenute al grande Fausto Coppi.
Il mercatino dei pezzi di ricambio e di
bici d’epoca, in piazza dellla Repubblica,
ha richiamato moltissimi appassionati.
La Francescana, per la sua prima edizione,
ha avuto il patrocinio del Giro
d’Italia d’Epoca, con la presenza della
vicepresidente Michela Piccioni; della
Federazione Ciclistica Italiana Comitato
regionale Umbria con il presidente Carlo
Roscini, ed il patrocinio di prestigiosi enti
come Expo 2015, Regione dell’Umbria,
Provincia di Perugia e tutti i comuni
attraversati dalla rievocazione storica:
Foligno, Trevi, Montefalco, Bevagna,
Cannara, Assisi e Spello.
Grande successo della ciclostorica,
anche grazie ai ricchi e numerosi punti
di ristoro allestiti dalla Cantina Arnaldo
Caprai, dal Comune di Cannara e dalla
sua Pro Loco, dalla ProLoco di Cantalupo
Castelbuono, ed il ristoro organizzato
dalla Asd La Francescana presso il lago
Aiso di Bevagna.
Nei due giorni dedicati al cicloturismo
storico, un momento particolarmente
sentito è stato quello dell’apposizione
della targa presso il parco dei Canapè
di Foligno, in ricordo del passato che
questo parco ebbe tra il 1889 ed il 1930
come velodromo. Qui si svolgevano gare
Un giorno la mia curiosità mi portó in una
libreria antiquaria di Londra. Li impolverato,
tra altri mille ritagli di riviste e vecchi
libri, trovai un articolo originale del 1884,
scritto da Elisabeth Robins arricchito dai
bellissimi disegni di suo marito Joseph
Pennell. Il lungo articolo raccontava del
grand tour che i due giovani sposi fecero,
proprio nel 1884, in Italia con il loro triciclo.
Partirono da Firenze ed attraversando
meravigliose ed intatte città della Toscana,
dell’Umbria e del Lazio, terminarono il loro
viaggio a Roma. Nel loro diario di viaggio,
viene descritto, a parole e con disegni stupendi,
il “primo” Giro d’Italia in bicicletta…
anzi scusate in triciclo! Comprai quella
rivista del 1884, da cui abbiamo ripreso il
disegno di Joseph Pennel per l’immagine
della nostra 1^ Ciclostorica dell’Umbria.
a livello locale, regionale e nazionale e
nel 1925 in questo circuito vinse una
importante gara Costante Girardengo.
All’apposizione della targa, voluta da
Comune di Foligno, ProFoligno, Asd
La Francescana e Federazione Ciclistica
Italiana, erano presenti la nipote
del campionissimo, la signora Costanza
Girardengo e la pronipote Michela,
che hanno ricordato il nonno ed hanno
scoperto la targa; presenti l’assessore
Emiliano Belmonte, il presidente di
Federciclismo Umbria Carlo Roscini,
il presidente della Pro Foligno Alfredo
Ottaviani, il vicepresidente della Pro Foligno
Luca Radi, il presidente della Asd
La Francescana Fabio Di Carlo ed il suo
vice Daniele Clementi, la vicepresidente
Giro d’Italia d’Epoca ed il consigliere
Gabrio Spapperi.

Ma quando riaprirete la Madonna delle Grazie (di Maria Edvige Benedetti Placchesi)

Pomeriggio di un agosto bollente, “odio
l’estate” , questa in modo particolare;
cerco rifugio nel seminterrato di casa e
decido di risistemare il “Nazareno and
friends”, come chiamo la raccolta di
santini: due album piuttosto affollati e
caotici. Dal primo, dedicato al Titolare
e a Sua Madre, in duplice copia affiora
un’immaginetta “seppiata” come un dagherrotipo:
“IMMAGINE DI MARIA
SS. DELLE GRAZIE CHE SI VENERA
A FOLIGNO”, dietro: una preghiera che
assicura “50 giorni d’indulgenza” ed è a
firma Siro Silvestri, Vescovo … si risale
alla mia remota adolescenza, alla metà
del secolo scorso … L’immagine presenta
un affresco di fattura non eccelsa:
in una “mandorla”sostenuta da quattro
piccoli angeli la Vergine, seduta in trono
accanto al Figlio, poggia il capo sulla
spalla sinistra di Lui, la Sua mano destra
si posa sulla Sua spalla destra mentre la
sinistra si unisce alla destra di Lui sul
davanti delle due figure allacciate perché
la mano sinistra del Cristo circonda
le spalle della Madre. Ai loro piedi, a
sinistra di chi guarda, Giovanni Battista
inalbera i suoi cernecchi arruffati e a
destra un altro santo meno distinguibile
… dagli attributi forse Giacomo minore.
Niente “deesis” bizantina ma una scena,
nonostante il trono, famigliare e domestica:
una Madre che chiede qualcosa a
Suo Figlio … La Madonna delle grazie
… Io abito in via Madonna delle grazie,
da anni ho chiesto al Comune il ripristino
della targa con il nome a Porta Todi:
la grande lastra di marmo con la scritta
incisa “Via delle grazie”, a cui una frettolosa
pennellata di vernice nera passata a
normografo aveva aggiunto “Madonna”,
è sparita all’arrivo della Banca Toscana
e non è più ricomparsa. Da tre anni mi
è stato diagnosticato il diabete e ogni
giorno devo espletare quella che chiamo
“l’ora del criceto”: una camminata
a passo svelto che mi fa sentire tanto
criceto nella ruotina della gabbia, passo
perciò spesso davanti alla chiesa seguendo
le varie fasi: prima danneggiata
dal terremoto, poi imprigionata dalle
impalcature, ora libera ma con la statua,
sulla facciata neogotica, della Madre e
del Bambino che hanno letteralmente
“perso la faccia”, la porta ostinatamente
chiusa, le finestre oscurate. La pietà
popolare non demorde: sulla finestra a
sinistra ci sono piante e lumini, su quella
di destra un’ asparagina volenterosa si è
arrampicata di buona lena, ma una volta
almeno si poteva vedere l’interno dalle
due finestre, ora nemmeno più quello …
Con l’improntitudine che mi distingue
ho abbordato il Vescovo, incontrandolo
per caso in via Gramsci: “Ma quando
riaprirete la Madonna delle grazie?” “Mi
mancano i preti … “, “Così imparate a
rifiutare le donne …” . Se si deve chiedere
una cosa l’approccio non è dei più
indicati ma in fondo non chiedo molto:
la riapertura delle finestre sulla facciata,
una messa l’anno … io ricordo una festa,
una specie di piccola fiera con qualche
bancarella, forse i fuochi artificiali …
Dopo la diagnosi del diabete i miei rapporti
con il Padre, sempre dialettici, sono
ulteriormente degenerati e oramai siamo
ai ferri corti ma per la Madre e il Figlio
conservo la più alta stima e profonda tenerezza:
Loro le mani se le sono sporcate
con questo mondaccio! Il Vescovo perfino
mi ringrazia per avergli ricordato la
cosa e, visto il mio attacco, devo dire che
mi sembra seriamente avviato alla santità
… Sessantatre anni fa l’amico più caro
di mio padre che, ricoverato in ospedale,
sembrava non dover arrivare al mattino,
riportando a casa il suo pigiama zuppo di
sudore (“sembrava la sacra sindone” diceva
mamma) fermò la bicicletta davanti
alla chiesa, entrò e mostrò alla Madonna
quei panni dicendoLe: “Questo c’ha due
figli piccoli … mettici le mani Tu …” E
Lei le mani ce le deve aver messe perché
papà ce la fece. Per questo mi piacerebbe
rivedere la chiesa aperta qualche volta,
per poter parlare con la Madonna a
quattr’occhi, scambiare con Lei qualche
confidenza e qualche consiglio: in fondo
siamo entrambe titolari di famiglie un
bel po’ problematiche … la Sua certo
molto, ma molto, più allargata della
mia … ma si sa, tra donne ci si capisce.

Uomini e fornaci (di Rita Casciola Sebastiani)

Contenitore privilegiato per i cibi, le
bevande e i medicamenti, la ceramica
documenta la storia dell’uomo, la continuità
dei suoi insediamenti, l’evoluzione
della tecnologia e del gusto. Tra
tutti gli oggetti prodotti dall’uomo,
la terracotta ha resistito ai tempi e al
variare delle condizioni atmosferiche
come non è avvenuto per i metalli.
Nonostante la sua fragilità, frammenti
di cotto ritrovati nelle tombe antiche,
tra i rifiuti dei “butti”, nelle anse dei
fiumi e nei pozzi, nel mare, hanno
sfidato i millenni ed è grazie ai loro
ritrovamenti che si possono dare nome
e carattere a culture e civiltà. Proprio
per l’abbondanza di materia prima e la
facilità di lavorazione, per la capacità
di conservare la forma quando l’impasto
si secca, la ceramica è diventata
un importante oggetto d’uso fino ai
nostri giorni. Da sempre medicina e
farmacia usano contenitori in ceramica
che, tramite uno strato che ne garantisce
l’impermeabilità, sono in grado di
conservare ogni tipo di medicamento.
Famosi gli “Albarelli” grandi e piccoli
per la conservazione di unguenti, erbe,
polveri. Alla mensa dei frati forniture
di stoviglie, tra il 1355 e il 1362,
furono inviati dal vasaio grossista di
Deruta Cecce d’Alessandro, almeno
seimila pezzi tra brocche, gavatelli,
scodelle, piatti, anfore e vasi. Nel 1533
il mastro Giorgio Andreoli inviava
al monastero olivetano San Pietro in
Gubbio (lo serviva già da trenta anni)
il conto per la fornitura di cinquantaquattro
boccali da vino e da olio
e quarantuno tra mezzette e tazze in
ceramica non lustrata con i simboli di
Monte Oliveto. E’ antica la storia della
ceramica che già duemilacinquecento
anni fa impreziosiva le mense dei greci
con vasi dipinti. Ogni singolo pezzo
di ceramica, con stile diverso, racchiude
la storia e la cultura delle civiltà.

La preziosa ‘Fulginium’ (di Sabrina)

Prosegue il paziente lavoro di Roberto
Preziosi, che dal 2013 sta ricostruendo
la storia commerciale di nonno Primo,
fondatore nel 1915 della nota casa di biciclette
folignati. Partito da Via Gramsci
due anni fa, Roberto approda oggi in
Corso Cavour, presso la galleria del Supercinema
Clarici, dove espone con gradevole
stile vintage la nuova produzione
di bellissime “due ruote” a marchio PREZIOSI
fra cui si affianca l’ultima nata.
Infatti, a distanza di ben cento anni, Roberto
ripropone anche il marchio FULGINIUM,
che dette il via ad una bicicletta
con spiccate doti di robustezza ed
economicità, ideata da nonno Primo per
esprimere il suo profondo legame con la
nostra città, di cui porta fieramente l’antico
nome. Suo nipote l’ha immaginata e
realizzata in versione City Bike, leggera
con il suo telaio in alluminio, affidabile
e maneggevole grazie ai nuovi supporti
tecnici, elegante negli attuali colori.
Sotto una calda luce soffusa, accompagnata
da pareti arricchite da foto in
bianco e nero, articoli di giornale e veri
e propri frammenti di storia, la troviamo
schierata in diversi esemplari sullo scricchiolante
pavimento in legno insieme
alle vecchie ‘glorie’ riproposte in veste
moderna (la Preziosi 1915/18, la 1923,
la 1968 Country) ed altro ancora……
Per informazioni e listino prezzi:
Roberto Preziosi 328 9499770
www. c i c l i p r e z i o s i f o l i g n o . i t
mail: info@ciclipreziosifoligno.it
Show Room Corso Cavour 84
(Galleria Supercinema Clarici) Foligno

Incontro pericoloso (di Franca Franconi Falfari)

Stanca e claudicante per un forte
attacco di artrosi, procedevo a fatica
lungo il viale dei Canapè quando una
voce suadente ed amica mi saluta alla
spalle. “Come sta signora, è tanto che
non ci vediamo”. Mi fermo, guardo la
donna e la giovane accanto. “Non ho
il piacere di conoscervi sicuramente
mi confondete con un’altra”. Le due
insistono, dicono di conoscermi bene.
“Non si ricorda di Maria, di Antonietta,
di Giovanna?” “Forse sono un suo
sosia, tutto ciò che dite mi è nuovo,
pertanto vi state sbagliando”. Le due
donne una a destra e una a sinistra non
si allontanano. Provo a riprendere il
cammino, ma le due insistono. “Come
sta? Come sta sua figlia? Domanda vaga
e inventata. “Non ho nessuna figlia,
lasciatemi riprendere la passeggiata”.
A questo punto le due donne di malavoglia
fingono d’allontanarsi ed io
riprendo a camminare lungo un vialetto
secondario, ma presto le due tornano ad
importunarmi. “Dobbiamo parlare con
suo figlio” mi dicono con tono deciso
“Mio figlio sta fuori Foligno non è possibile”
rispondo seccamente. Cambiano
tono e chiedono un bicchiere di acqua,
evidentemente sapevano dove abitavo,
rispondo che una fontanella è poco
distante, scoraggiate dal mio ennesimo
rifiuto e dal provvidenziale passaggio
di un’allegra famigliola s’allontanano
bruscamente. Se fosse stata sera, se
il luogo fosse stato meno frequentato
come si sarebbe concluso l’incontro?
Purtroppo anche nella nostra città
vagano persone mal intenzionate a
caccia di soggetti deboli ed anziani!

Ivi, secondo la sua abitudine, vende tutta la merce di Rita Fanelli Marini

Francesco pertanto balza in piedi, fa il segno
della croce, appronta un cavallo, monta
in sella e, portando con sé panni di scarlatto,
parte veloce per Foligno. Ivi, secondo
la sua abitudine, vende tutta la merce, e,
con un colpo di fortuna, perfino il cavallo!
(Vita prima 333, Tommaso da Celano)
Con queste parole, il francescano abruzzese
Tommaso da Celano focalizza,
nella prima biografia scritta di Francesco
d’Assisi, tra il 1228 e l’inizio del 1229,
l’evento di Foligno. Siamo probabilmente
tra la fine di febbraio e l’inizio di marzo
del 1206/7; in quel periodo i documenti
testimoniano l’avvicendarsi di tre vescovi,
Anselmo degli Atti da Foligno, Gerardo
da Sora, Egidio degli Atti da Foligno; uno
di loro, senza poterne avere consapevolezza,
assiste al primo atto pubblico della
conversione di Francesco, che il
Celano definisce “rapida e meravigliosa”.
Con la vendita proprio
a Foligno si conferma il ruolo
della città come importante centro
mercantile dove si pongono
in vendita articoli pregiati come
“i panni di scarlatto”. E non
solo Francesco porta a Foligno
articoli raffinati e costosi ma,
come dice il cronista, “secondo
la sua abitudine, vende tutta la
merce”. Dunque Francesco è
un abile mercante e Foligno
è un ottimo punto vendita. In
poche parole una vicenda che
esprime molto della nostra città
e che non può lasciarci indifferenti.
Proprio per questo la Pro
Foligno ha promosso nel recente
passato un concorso di idee
per dare forza all’evento di cui
Francesco è stato protagonista.
Ne è nato un pregevole progetto
dell’architetto Pietro Battoni che
è stato presentato pubblicamente
ed esposto a lungo nella vetrina
della Pro Foligno. Si tratta di una
scultura in marmo da collocare
in uno spazio ad hoc della Piazza
grande che è stata appunto, a suo
tempo, il luogo dell’evento. La
realizzazione di questo progetto
è sicuramente importante per la nostra
città che, pur avendo profondi motivi di
interesse legati a Francesco d’Assisi e al
Francescanesimo, non ha mai saputo valorizzare
verso l’esterno tale patrimonio.
Anche in vista del prossimo Giubileo ci
auguriamo che tutte le istituzioni cittadine
possano concorrere nel creare interesse
e attrattività verso quanto Foligno ha
da comunicare in questo ambito e che è
sedimentato con grande larghezza nella
sua storia e nel suo patrimonio artistico.

Santuario a Sant’Eraclio: cultura oltre la spiritualità (di Mario Timio)

Se a S.Eraclio volgi lo sguardo verso l’alto
incroci un edificio dalle potenti linee
architettoniche: è il Santuario di S. Maria
di Betlem opera dell’architetto Franco
Antonelli. L’edificio rimanda all’immagine
evangelica della città posta sul
monte abitata da monache dedite alla vita
contemplativa agostiniana. Quindi contemplazione
e spiritualità per loro e per
chi ama distaccarsi, seppure temporaneamente,
dalla quotidianità con l’intento
di restaurare l’immagine dell’Eterno nel
proprio cuore. A tal fine sono attivi corsi
specifici di spiritualità. Ma il Santuario
non è solo spiritualità; è anche cultura.
Cultura significa attivazione di iniziative
volte ad aggregare periodicamente
persone per confrontarci su singole
tematiche, per ottenere consigli e dirimere
dubbi sulla vita sociale e politica
di ognuno. Iniziamo con la presentazione
del libro proprio sulla storia,attualità e
prospettive del Santuario “S.Maria di
Betlem”, ultima fatica del compianto
Don Mario Sensi, programmato per il 26
Novembre. Seguirà un corso sul valore
culturale e religioso di S.Agostino tenuto
dal Padre Rocco Ronzani. Sono previste
nei mesi di Gennaio-Febbraio 2016
approfondimenti di politica basati sulla
Dottrina Sociale della Chiesa tenuti da
esperti del settore. Con l’autorizzazione
delle suore del Monastero vorremmo
aprire al pubblico la splendida e ricca
biblioteca che conserva volumi di grande
spessore culturale, tra i quali alcuni
scritti originali di S.Agostino. Aprire la
biblioteca significa dare la possibilità
essenzialmente ai giovani studenti di
fare ricerche e quindi pubblicazioni
scientifiche. Abbiamo intenzione di far
presentare ai neo-laureati del territorio- e
non solo- la loro tesi di laurea e conservarla
in biblioteca per sempre. Anzi
non è esclusa la possibilità di istituire
una borsa di studio per la migliore tesi
dell’anno. In ultimo, ma non per importanza,
vorremmo far tradurre in russo
e cinese i libri di S.Agostino presenti
nel Santuario. Perché la traduzione in
queste in due lingue? Lo spunto me
l’ha offerto il nostro concittadino ,noto
filosofo internazionale, Prof. Dario
Antiseri, di cui sono stati tradotti in
russo e cinese molti libri compreso
l’ultimo (in due tomi di complessive
1520 pagine) dal titolo “Cento anni di
Filosofia. Da Nietzsche ai nostri giorni”.
La cultura è anche scienza del turismo. Il
medesimo Santuario può essere inserito
in quel particolare itinerario che è la
via Lauretana la quale in S.Eraclio ha
il suo vero inizio storico (una epigrafe
sul Castello del paese lo testimonia). E
in S.Eraclio c’è il Santuario di S.Maria
di Betlem ufficialmente dedicato dal
Vescovo Sigismondi anche alle nuove
presenze dei migranti, che potrebbe
far parte delle strutture ricettive per
un sano turismo religioso percorribile
appunto lungo la via Lauretana.

Artisti a Foligno per conoscerli meglio

Il Consiglio Direttivo della Pro Foligno,
con animo sempre grato all’opera svolta
dall’amico carissimo Alberto Giampaoli
e per onorarne il ricordo anche attraverso
iniziative da lui stesso condotte, ha deciso
unanimamente di riprendere la pubblicazione
di piccoli quaderni monografici
dedicati a personalità particolarmente
significative nel settore dell’arte, appartenenti
alla comunità folignate. Pittori,
scultori, architetti, fotografi saranno oggetto
di questa collana, che vuole rendere
omaggio all’impegno di artisti dei quali è
riconosciuta e nota la validità professionale
affinché la città non ne dimentichi
il valore e vengano meglio conosciuti e
apprezzati anche dalle nuove generazioni.
Il primo di tali profili monografici era stato
avviato da Alberto Giampaoli nel 2005
con l’auspicio di dare corpo con continuità
ad una collana. Il testo, dedicato al
pittore Carlo Ruffinelli, era stato redatto
da Marcella Rossi con professionalità e
freschezza di contenuti. Oggi raccogliamo
questa proposta e riprendiamo questo impegno
che riteniamo strettamente legato
ai fini istituzionali della Pro Foligno.

Intervista al prof. Maurizio Cancelli “L’arte della natura” (di Mario Lai)

Maurizio Cancelli pittore, insegnante,
ristoratore, pastore e guaritore è un uomo
molto attaccato al suo paese di cui ne porta
orgogliosamente il nome; “un Cancelli
di Cancelli”. Uomo molto conosciuto
perché può curare sciatalgie, reumatismi
ed artrosi senza medicinali con la sola
imposizione delle mani. Maurizio pittore
attraverso la sua vita artistica testimonia
il valore della terra perché è il bene unico
dell’esistenza umana. Il 24 ottobre sarà a
Ginevra nel Palazzo delle Nazioni Unite
per l’iniziativa lanciata dall’UNCTAD
(Conferenza delle Nazioni Unite per il
Commercio e lo Sviluppo) per la valorizzazione
e la promozione dei prodotti
delle comunità rurali nei paesi in via di
sviluppo attraverso l’uso delle indicazioni
geografiche. Un evento che segna il 70°
anniversario delle Nazioni Unite, che ha
avuto 9.000visitatori nel 2012 e che per
quest’anno prevede un pubblico molto
più numeroso. Maurizio Cancelli porterà
il suo lavoro “Villaggio-Terra”.
L’evento di Ginevra è per lei una
grande opportunità per far conoscere
il suo lavoro “Villaggio-Terra”, ne è
soddisfatto? Di cosa si tratta?
Sicuramente ne sono soddisfatto. La terra
reinventa la sua storia; dobbiamo salvarla
altrimenti distruggiamo la natura.
Cancelli ha il diritto di salvaguardare la
sua storia, la sua famiglia ed i suoi avi.
“Villaggio-Terra” è un parallelepipedo
tutto bianco (4.30×4.30×3), vi si accede
mediante due porte. Esso è completamente
disegnato con architetture in
prospettiva; villaggio globale del futuro.
C’è un tavolo con tante “cuccumelle”
con incisi i nomi dei paesi partecipanti
all’evento e contengono alimenti, oggetti
d’uso quotidiano, cose preziose, offerte e
doni. All’esterno un piccolo gregge a mostrare
il legame dell’uomo con l’animale.
Davanti alle porte dodici bastoni, tanti
quanti sono i personaggi presenti nelle
architetture umanistiche. Le scarpe da
lavoro invitano ad entrare ed all’interno
i visitatori calpesteranno la terra vera di
disegno di Italo Tomassoni
Cancelli; terra offerta dalla Comunanza
Agraria e donata all’UNCTAD. L’installazione
del “Villaggio-Terra” servirà per
esaltare i territori e far capire la loro
importanza.
Professore quando si va in montagna
ci si chiede: “Dov’è il popolo della
montagna?”, “La montagna è abbandonata?”.
Purtroppo sono decine di anni che percorro
i monti di Norcia, Sellano, Preci
e tutta la dorsale appenninica ma non
trovo più il suo popolo. Sono luoghi
incantati, fermi nel tempo, ma gli abitanti
sono scivolati a valle, nelle città.
Il popolo della montagna non c’è più!
Ma se muore la montagna prima dovrà
“crollare” la città! Perché essa ha dato
aria, acqua, verde per la sua vivibilità
ed è contraccambiata con smog, piogge
acide e veleni vari. I boschi sono stati
privati dei loro alberi secolari ed i suoi
prati brecciati. Tutti noi dobbiamo fare
i conti con i problemi della natura, della
montagna e dell’arte.
È notoria la tradizione del passaggio
degli Apostoli Pietro e Paolo cui è stret-
tamente connessa la sua famiglia e dei
suoi poteri traumaturgici. Ce ne parla?
-In questi ultimi anni più volte sono stato
invitato a testimoniare la tradizione
secolare della mia famiglia anche alla
luce degli scritti dello storico Michele
Faloci-Pulignani. Dopo la morte di mio
padre Marino qualcosa mi ha cambiato ,
“Non abbandonare casa”, “Segna anche
tu” : sempre mi ripeteva! I miei antenati
non erano colti, vivevano nella semplicità.
Nello stesso tempo però giravano
il mondo perché chiamati a “segnare”
i malati. I Cancelli non solo giravano il
mondo, ma erano parte di un “mondo”.
Hanno girato mezza Europa ottenendo
tante testimonianze di apprezzamento e di
fede. La tradizione dei Cancelli è questa:
“Uomini autentici che hanno vissuto
momenti duri, ma sempre testimoni di
tradizione e fede”. Quando, secondo la
tradizione, gli Apostoli Pietro e Paolo
sono entrati nella casa dei nostri avi sono
stati accolti, non gli è stato richiesto
niente, sono ripartiti dopo aver donato
la guarigione in nome di Dio. Grazie
alle offerte ricevute in ringraziamento dei
benefici ottenuti per intercessione degli
Apostoli i miei avi poterono costruire un
santuario. Erano per tutti i “guaritori
di Cancelli”.
Un aneddoto?
Un episodio che ricorda di aver sentito
raccontare anche Monsignor Antonio
Boncristiani Arcivescovo di Siena: un
incontro di un Cancelli con Papa Beato
Pio IX(Giovanni M. Mastai-Ferretti).
L’Episcopato Spoletino aveva chiamato
a Roma un capofamiglia dei Cancelli per
farsi “segnare” secondo la tradizione.
Meravigliato della semplicità dei gesti
della benedizione, non mancò di notare
: “Tutto qui?”. E Cancelli in modo secco
rispose: “Tocca aecce fede, Santità!”.
Quale sarà il futuro di questa pratica,
sopravviverà a scoperte e rivoluzioni?
Bisogna “aecce fede”!
La sua è un’eredità pesante?
Guarisce Dio e la fede in Lui.
Un suo messaggio?
Difendere la montagna! Il territorio è
un bene economico-civico e deve essere
vissuto e noi purtroppo oggi lo stiamo
distruggendo!
Ringrazio il professor Cancelli per la sua
disponibilità e simpatia e la sua umanità.