Nel corso dei suoi cento anni, la Pro Foligno ha vissuto inevitabilmente eventi fortunati incrociati con momenti di difficoltà. Al di là dei singoli eventi, rimangono tuttavia le pietre miliari che la Pro Foligno ha lasciato in custodia alla città. Già nel 1906 ebbe a compiere una operazione coraggiosa con la fondazione della associazione di pubblica assistenza “Croce Bianca”. Continua...

Palazzo Comunale

Di impianto ciquecentesco, la sala del massimo consesso cittadino è decorata negli anni 1883-1887 da Mariano Piervittori (Tolentino 1818 – Orvieto 1888) con figurazioni che richiamano le virtù necessarie al buon governo della cosa pubblica, la storia di foligno, i suoi uomini illustri. Al centro della volta a padiglione sono effigiate le allegorie della Sapienza trionfale, della Forza, della Prudenza, e della Giustizia, cui fanno da corona, nelle vele, le allegorie delle arti, delle scienze e delle tecniche. Nelle sottostanti lunette la storia di Foligno è narrata attraverso i ritratti dei suoi figli più illustri. Sulle pareti entro ricchi arazzi, sono dipinti tre grandi quadri storici : il folignate conte Robbacastelli generale dei Milanesi respinge al ponte di Cassano d’Adda l’esercito di Federico I Barbarossa (1158), bella tempera in cui, più che l’esaltazione delle gesta di un nobile folignate, può leggersi l’esaltazione della realtà comunale. sulla parete nord è raffigurato.   
 
 
L’arrivo di Federico II bambino a Foligno, una gloria cittadina, poichè come lui stesso ebbe a scrivere “in Fulgineo fulgere pueritia nostra coepit”. Infine, sulla parete lunga, l’esaltazione del Risorgimento italiano; La morte di Colomba Antonietti, il 13 giugno 1849, sulle mura di San Pancrazio a Roma, combattendo contro i Francesi in difesa della Repubblica romana. L’ascesa culturale di Foligno, città – crocevia, importante centro commerciale in ogni tempo, corrisponde al dominio dei trinci, che, iniziato nel 1305, si accrebbe durante la signoria di Trincia Trinci, dal 1353 al 1377, ed ebbe il suo massimo splendore con l’ultimo Corrado, che perse il vicariato nel 1439. I Trinci, attraverso le loro relazioni e parentele, intrecciate con le famiglie più importanti d’Italia, fecero di Foligno un notevole centro di vita economica e culturale, e grande importanza assunse la sua scuola pittorica. Infatti nel XIV e XV secolo i palazzi più importanti della città erano dipinti sia all’esterno che all’interno e così pure le numerose chiese cittadine, e la pittura di Foligno di quel periodo ebbe notevole risonanza. Niccolò di Liberatore di Giacomo di Mariano nato a Foligno circa nel 1430 e morto nel 1502 fu senza dubbio il pittore più rappresentativo. I documenti attestano la sua collaborazione con il suocero, Pietro di Mazzaforte figlio di Giovanni di Corraduccio, precursore della scuola di pittura folignate, ma ben presto Niccolò si rivelò in possesso di una solida cultura figurativa, che, partendo dalla conoscenza dei pittori del Trecento, si accosta all’arte dell’Angelico e soprattutto di Benozzo Gozzoli e, più tardi a quella del Crivelli, ma con caratteristiche assolutamente originali e personali. Niccolò di Liberatore lavorò molto a Foligno e per le vicine città Umbre; lavorò molto anche nelle Marche. Le sue opere si trovano in vari musei del mondo. I turisti che a Foligno visitano la chiesa di San Nicolò possono ammirare due sue bellissime tavole, tra le cose migliori di tutta la sua vasta produzione. Nell’ultima parte della vita la pittura di Niccolò si fa stanca ed egli muore mentre sta dipingendo una tavola per i frati di san Bartolomeo di Marano; nel suo testamento ordina al figlio, Lattanzio di condurre a termine il dipinto. La pittura di Niccolò, detto l’Alunno a causa di una errata interpretazione della scritta “Alunnus Fulginie” (cioè figlio di Foligno), influenzò i pittori umbro – marchigiani della seconda metà del XV sec.