Nel corso dei suoi cento anni, la Pro Foligno ha vissuto inevitabilmente eventi fortunati incrociati con momenti di difficoltà. Al di là dei singoli eventi, rimangono tuttavia le pietre miliari che la Pro Foligno ha lasciato in custodia alla città. Già nel 1906 ebbe a compiere una operazione coraggiosa con la fondazione della associazione di pubblica assistenza “Croce Bianca”. Continua...

L’immagine di Foligno nell’abside del duomo di San Feliciano (di Emanuela Cecconelli)

Il catino absidale della cattedrale di San
Feliciano è ornato da un dipinto in cui
compare una raffigurazione della città di
Foligno. L’opera fu eseguita da Francesco
Mancini per volere del notaio Giustiniano
Pagliarini; la scelta dell’artista,
che non incontrò un consenso unanime
(altri avevano fatto i nomi di Giuseppe
Nicolò Nasini e di Francesco Trevisani),
fu compiuta su suggerimento di Pietro
Canneti, erudito e monaco camaldolese
di Sant’Apollinare in Classe: nel
convento ravennate Francesco Mancini
aveva da poco completato gli affreschi
della biblioteca dello stesso Canneti,
commissionatigli nel 1713. Ci fu una
lunga discussione anche per scegliere
lo schema iconografico, e i cartoni non
furono consegnati se non nel 1722; il
dipinto venne eseguito l’anno seguente.
La decorazione rappresenta, al centro
della volta, San Feliciano in gloria e,
sulla lunetta dell’abside, San Feliciano
che consegna la città di Foligno alla
Religione: qui la Religione è raffigurata
come una donna, in abito bianco, che
tiene in mano una croce, mentre in basso
si vede san Michele Arcangelo che
schiaccia il demonio e sulla destra san
Feliciano con in mano una sorta di plastico
di Foligno. L’immagine in miniatura
della città mostrata dal santo folignate
comunica con immediatezza la funzione
esercitata dal patrono nei confronti dei
fedeli di un determinato territorio: si tratta
di un espediente iconografico dal sapore
spiccatamente arcaizzante, assai efficace
per ribadire il ruolo fondante del culto
tributato ai cosiddetti defensores civitatis.
A sinistra della composizione dipinta da
Francesco Mancini si vede san Giovanni
Battista che indica la scena ad un gruppo
di santi e beati locali: si riconoscono Pietro
Crisci, Angela da Foligno e Angelina
da Montegiove. Dietro di loro c’è anche
una piccola figura in ginocchio, probabilmente
il ritratto di Giustiniano Pagliarini.
Importante notaio originario di Annifo,
Giustiniano Pagliarini nacque il 17
luglio 1666, da Bartolomeo Pagliarini e
Caterina Marchetti, e morì il 5 giugno
1740. Noto per essere stato fra i fondatori
dell’Accademia dei Rinvigoriti e della
Colonia Arcadica Fulginia, Giustiniano
non si occupò solo di atti notarili, ma
anche di letteratura e di poesia, partecipando
attivamente alla vita politica della
sua città. In ambito letterario si ricorda
in particolare che, all’interno dell’Accademia
dei Rinvigoriti, Giustiniano
curò, insieme ad Angelo Guglielmo
Artegiani, Giovanni Battista Boccolini
e al citato Pietro Canneti, l’edizione del
1725 del Quadriregio di Federico Frezzi.
Per Giustiniano Pagliarini Francesco
Mancini eseguì anche i disegni per gli
stucchi dell’oratorio di San Pietro ad
Annifo, realizzati da Gioacchino Grampini.
Oggi purtroppo assai deperiti, questi
stucchi e l’intero oratorio avrebbero urgente
bisogno di un restauro. Le notizie
riguardanti questo piccolo edificio sacro
si apprendono da una memoria vergata
dallo stesso Pagliarini, conservata nella
Sezione di Archivio di Stato di Foligno. Il
vescovo di Nocera Umbra Marco Battista
Battaglini assegnò la gestione dell’oratorio
a Giustiniano per i legami esistenti
da secoli fra questo luogo e la famiglia
Pagliarini: lungo la parete d’altare corre
un’iscrizione grazie alla quale si ricava
che l’affresco quattrocentesco sulla parete
d’altare era stato realizzato da Fino e
Giaco Pagliarini, antenati di Giustiniano.
Francesco Mancini, nato a Sant’Angelo
in Vado nel 1679 e morto a Roma
nel 1758, fu allievo di Carlo Cignani a
Forlì e a Bologna, e venne introdotto
alla pittura accademica sulle orme dei
Carracci. Assai stimato dai contemporanei,
veniva apprezzato soprattutto per
i toni chiari e luminosi delle sue opere.
In Umbria sue pitture sono conservate,
oltre che a Foligno, a Bevagna, Città di
Castello, Perugia. A Foligno eseguì anche
alcune opere oggi andate distrutte o non
rintracciate, due delle quali strettamente
legate all’impresa decorativa del duomo
folignate: un bozzetto per il San Feliciano
in gloria e un Ritratto di Maria
Battista Vitelleschi (1698-1725), figlia
di Anna Flaminia Vitelleschi, che finanziò
in parte l’affresco della cattedrale.

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